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venerdì 13 novembre 2015

Il tesoro di bontà presente nel nostro tempo


33a domenica del Tempo ordinario (B)
Daniele 12,1-3 • Salmo 15 • Ebrei 10,11-14.18 • Marco 13,24-32
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

In quei giorni, il sole si oscurerà…
Il Vangelo di questa domenica è un Vangelo sulla crisi e contemporaneamente sulla speranza, che non profetizza la fine del mondo, ma il significato del mondo.
La prima verità è che il mondo è fragile: in quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo... Non solo il sole, la luna, le stelle, ma anche le istituzioni, la società, l'economia, la famiglia e la nostra stessa vita sono molto fragili.
Ma la seconda verità è che ogni giorno c'è un mondo che muore, ma ogni giorno c'è un mondo che nasce.

Dalla pianta di fico imparate…
In questa visione cadono molti punti di riferimento, vecchie cose vanno in frantumi: costumi, linguaggi, comportamenti; ma ci sono anche sentori di nuove primavere. La speranza ha l'immagine della prima fogliolina di fico: dalla pianta di fico imparate: quando spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Allora dentro la fragilità drammatica della storia possiamo intuire come le doglie di un parto, come il passaggio dall'inverno alla primavera, come un uscire dalla notte alla luce.
Ben vengano allora certe scosse di primavera a smantellare ciò che merita di essere cancellato!

Quando vedrete accadere queste cose sappiate…
Dopo il disfacimento si tratta di ricostruire, facendo leva su due punti di forza.
Il primo: quando vedrete accadere queste cose sappiate che Egli è vicino, il Signore è alle porte. La nostra forza è che «Dio non ha chiuso il suo cuore e la sua strada passa ancora sul nostro mare d'Esodo, mare inquieto, mare profondo, anche se non ne vediamo le orme» (cf. Salmo 76). A noi spetta assecondare la sua creazione.
Il secondo punto di forza è la nostra stessa fragilità. Per la sua fragilità l'uomo cerca appoggi, cerca legami e amore. Ed è appoggiando una fragilità sull'altra che sosteniamo il mondo.

Dio è dentro la nostra ricerca di legami, viene attraverso le persone che amiamo. I nostri familiari sono il linguaggio di Dio, il tocco della sua presenza, sacramento della sua grazia.
Il profeta Daniele allarga la visione: «Uomini giusti e santi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre» (Dn 12,3). Sono coloro che inducono me e tutto il mondo a essere più giusto, più libero e santo. Sono come stelle, sono molti.
Guardando a loro, non sprecheremo la loro presenza nel nostro mondo, non dissiperemo il tesoro di bontà del nostro tempo, quel tesoro che germina anche, come fogliolina di primavera, in ciascuna delle nostre case.


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
... ma le mie parole non passeranno (Mc 13,31)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (18/11/2012)
Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Mc 13,31)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
L'incontro definitivo, il futuro che ci attende (16/11/2012)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi

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