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mercoledì 5 marzo 2008

Quaresima (3)


«C’è più gioia nel dare che nel ricevere (cfr At 20,35). Quando agiamo con amore esprimiamo la verità del nostro essere: siamo stati infatti creati non per noi stessi, ma per Dio e per i fratelli (cfr 2 Cor 5,15). Ogni volta che per amore di Dio condividiamo i nostri beni con il prossimo bisognoso, sperimentiamo che la pienezza di vita viene dall’amore e tutto ci ritorna come benedizione in forma di pace, di interiore soddisfazione e di gioia».

Occorre però “trascendere la dimensione puramente materiale” della carità!
La carità, se è vero amore che ha in Dio la sua ragion d’essere, ci dona i frutti dello Spirito (la pace, la gioia…). Non solo: “Copre una moltitudine di peccati” (cfr 1 Pt 4,8).
La carità così è via che ci porta all’unione con Dio. Mi convinco sempre di più che la strada primaria di chi è chiamato ad una spiritualità più comunitaria che individuale, per arrivare all’unione con Dio, passa per il fratello: è costitutivo di una spiritualità di comunione l’amore al prossimo per giungere a Dio. La nostra strada è l’uomo, direbbe Giovanni Paolo II!
Questo vale per noi, immersi nel mondo, che siamo a contatto tutto il giorno con persone diverse, in ufficio, a casa, in chiesa, nei vari gruppi… Non è raro che alla sera, dopo aver cercato di amare in modo soprannaturale ogni prossimo che mi è passato accanto, quando mi raccolgo nella preghiera, sgorga spontanea una unione profonda con Dio: e posso conversare con Lui facilmente, affidarGli tutto, affidandomi completamente a Lui… e sono pronto, per una grazia che viene dall’alto, a ripresentare la Sua e mia presenza in mezzo agli uomini.

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