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giovedì 30 maggio 2019

L'amore: fonte della vera pace


"Rilettura", alla fine del mese, della Parola di Vita di maggio.

«Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21).

Il nostro essere mandati da Gesù comporta l'impegno a portare la sua pace soprattutto lì dove è minacciata, con il contribuire a intessere rapporti di fraternità con tutti, a cercare di dare una risposta ai reali bisogni delle persone. È un dedicarsi con generosità agli altri. Essere generosi richiede distacco da se stessi, dalle cose materiali ed anche dalle persone. Perché la vera generosità è frutto della vera carità. Mi distacco da me stesso perché la generosità non ha nulla di egoistico. Mi distacco dalle cose materiali perché la generosità genera una vera comunione. Mi distacco dalle persone perché la generosità motivata dall'amore puro non fa distinzioni. Il mio essere generoso contribuisce alla costruzione di un mondo diverso intorno a me, un mondo più unito.
È un impegno affinché nessuno sia in necessità. Il cristiano, infatti, è colui che sceglie di chinarsi con compassione su ogni bisognoso, operando tutto ciò che è necessario per toglierlo dalla situazione di indigenza. Non possiamo risolvere tutti i problemi, ma possiamo agire in modo da essere una luce per tutti. Individualmente forse possiamo fare poco; è come una goccia d'acqua nell'oceano - direbbe Madre Teresa di Calcutta -, ma se manca quella goccia, l'oceano non è lo stesso. Guardarsi attorno e vedere chi è nel bisogno: questo è il primo passo verso la costruzione di un mondo più unito. Possiamo anche noi andare a cercare Gesù negli uomini e nelle donne prigionieri del dolore e della solitudine. Possiamo offrirci, con rispetto, di essere loro compagni nel cammino della vita, verso la pace che Gesù dona.
C'è una "fretta" che ci spinge verso chi è in necessità perché è una "fretta" che ci spinge nell'amore per Dio che vogliamo amare concretamente nel prossimo, guardandoci intorno ed agendo guidati da un amore carico di misericordia. In fretta allora scopriremo il volto di Gesù che soffre in ogni persona che attraversa momenti di urgente necessità, in chi subisce ingiustizie, in chi è vittima di abusi, in chi è stato abbandonato. Avere fretta di amare servendo, di amare donando, di amare perdonando. Permetteremo così a Gesù di raggiungere e rinnovare anche la vita di tante persone, spingendo la storia verso orizzonti di fraternità. Gesù ci manda a testimoniare il nostro incontro con Lui, ad "uscire" da noi stessi, dalle nostre sicurezze fragili e dai nostri confini, ad estendere nel tempo e nello spazio la stessa missione ricevuta dal Padre: annunciare che Dion è Amore.
Sappiamo che una semplice azione puntuale e assistenziale non risolve i problemi di coloro che sono nel bisogno. Tuttavia possiamo dare un piccolo sollievo a molte situazioni estreme di povertà, malattia, solitudine Queste iniziative realizzate con l'unione di più persone possono dar luogo ad un'azione continua che richiede assistenza immediata, ma anche promozione umana e sociale. Ci sono testimonianze di persone che sono riuscite a cambiare la fisionomia di quartieri molto poveri, rivendicando diritti e rafforzando legami fra tutti. Gesù risorto ci propone di fare insieme a Lui un'esperienza di vita nuova e di pace, perché possiamo poi condividerla con gli altri.
Agire così comporta l'andare oltre i confini del nostro individualismo. Infatti, quando lasciamo che l'individualismo domini le nostre vite, creiamo un falso senso di sicurezza, di autosufficienza che può facilmente portarci alla solitudine perché ci separiamo dalle altre persone. L'amore del prossimo supera le barriere dell'individualismo. Quando andiamo oltre i confini del nostro "io", facciamo il primo passo per generare la comunità, luogo in cui ci realizziamo pienamente, vivendo l'amore reciproco. Vivendo così sarà testimoniato nel mondo il fascino di Gesù e, divenendo altri Cristo, la sua opera, anche per questo contributo, continuerà.
Testimonieremo così la presenza di Dio con il nostro reciproco amore, secondo le parole di Gesù: «Da questi tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). L'amore reciproco: il nostro distintivo. La presenza di Gesù tra coloro che si amano e sono uniti nel suo nome non dovrebbe essere solo un obiettivo, un punto di arrivo. Dovrebbe essere il punto di partenza prima di ogni azione individuale o collettiva. Questa è la testimonianza efficace della presenza di Dio nel mondo. L'annuncio del vangelo sarà efficace se poggia sulla testimonianza di vita; se come i primi cristiani si potrà dire di noi: guarda come si amano e l'un l'altro è pronto a morire.
Questi sono i presupposti per diffondere intorno a noi la cultura della pace. La vera pace poi nasce dentro di noi nel momento in cui aderiamo all'amore. Amando diffondiamo la pace intorno a noi. La pace è un ponte che unisce i lati opposti, che permette l'incontro. Le persone che vivono in pace sono come anelli di una catena che non si rompono a causa delle differenze, ma acquistano consapevolezza che insieme si è più forti e più felici.
Diffondere la cultura della pace significa accettare la sfida di Gesù: «La pace sia con voi! Come il Padre ha mandato me. anch'io mando voi» (Gv 20,21). La pace un vero dono che scende nell'anima e trasforma la vita.

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