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venerdì 31 maggio 2019

Testimoni della sua "presenza"


Ascensione del Signore (C)
Atti 1,1-11 • Salmo 46 • Ebrei 9,24-28;10,19-23 • Luca 24,46-53
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Luca presenta l'ascensione di Gesù come segno della presenza di Gesù nella storia umana: si apre un tempo nuovo, quello dello Spirito e della Chiesa missionaria. Da quel giorno il vangelo è affidato alla nostra vita e alle nostre mani.
La preoccupazione di Luca non è quella di informarci su come, dove e quando Gesù è salito al cielo, ma illuminare i cristiani del suo tempo, e quindi di oggi, sul mistero della Pasqua. Per questo compone una pagina di "teologia", utilizzando il linguaggio e le immagini comprensibili ai suoi contemporanei.
Al tempo di Gesù "l'attesa del Regno" era vivissima e gli scrittori apocalittici la annunciavano come imminente. Con la morte di Gesù le speranze vengono deluse: "Noi speravamo …", dicevano sconsolati i discepoli di Emmaus. La Risurrezione risveglia le attese. Si diffonde la convinzione di un immediato ritorno di Cristo, molti cominciano a dubitare, a ironizzare. Luca si rende conto che un "equivoco" sta all'origine della delusione: la risurrezione di Gesù ha segnato l'inizio del Regno di Dio, non la conclusione della storia.
Come correggere le false attese? Luca introduce negli Atti un dialogo tra Gesù e gli Apostoli. La risposta del Risorto è: «Smettetela di disquisire sui tempi e sui momenti della fine del mondo. Questi sono conosciuti solo dal Padre. Impegnatevi piuttosto a portare a compimento la missione che vi è stata affidata: essere miei testimoni da Gerusalemme fino agli estremi confini della terra».
Per far comprendere il racconto dell'ascensione, Luca aveva a disposizione il racconto del rapimento di Elia (cfr. 2Re 2,9-15). Attraverso quella scenografia, esprime una realtà che non può essere verificata con i sensi né descritta adeguatamente con parole: Pasqua - Risurrezione - Entrata nella gloria.

La nube indica la presenza di Dio in un certo luogo (cfr. Es 13,22). Luca la impiega per affermare che Gesù, lo sconfitto, è invece accolto dal Padre e proclamato Signore.
I due uomini, vestiti di bianco, sono gli stessi che compaiono presso il sepolcro nel giorno della Pasqua (cfr. Lc 24,4). Il colore bianco rappresenta il mondo di Dio. Le parole, poste sulla bocca dei due uomini, sono la spiegazione data dal Padre agli avvenimenti della Pasqua: Gesù, il servo fedele, messo a morte, è glorificato.
Lo sguardo rivolto al cielo: come Eliseo, anche i cristiani del tempo rimangono a contemplare il Maestro che si allontana. Il loro sguardo indica la speranza di un suo immediato ritorno per riprendere l'opera interrotta … ma la voce dal cielo chiarisce: non sarà Lui a portarla a compimento, ma i suoi discepoli, perché hanno trascorso con Lui quaranta giorni (che nel linguaggio del giudaismo, sono il tempo necessario per la preparazione del discepolo) e ne hanno ricevuto lo Spirito.
Per gli apostoli, come per Eliseo, l'immagine del rapimento del Maestro indica il passaggio delle consegne. La religione non è un'evasione, ma lo stimolo a impegnarci concretamente per realizzare nella storia degli uomini il "disegno" di Dio.

Con l'entrata di Gesù nella gloria del Padre è cambiato qualcosa sulla terra?
Esteriormente nulla. La vita degli uomini ha continuato a essere quella di prima: seminare e mietere, commerciare, costruire case, viaggiare, piangere e fare festa… Anche gli apostoli non hanno ricevuto alcuno sconto sui drammi e le angosce sperimentati dagli altri uomini. Tuttavia qualcosa di incredibilmente nuovo è accaduto: sull'esistenza dell'uomo è stata proiettata una luce nuova.
In un giorno di nebbia, improvvisamente compare il sole. Le montagne, il mare, i campi, gli alberi del bosco, i profumi dei fiori, il canto degli uccelli rimangono gli stessi, ma diverso è il modo di vederli e di percepirli. Accade a chi è illuminato dalla fede in Gesù risorto: vede il mondo con occhi rinnovati. Tutto acquista un senso nuovo, nulla è così forte da gettare nella tristezza o nello spavento. Oltre le sventure, le fatalità, le miserie, gli errori dell'uomo s'intravede il Signore, che costruisce il suo regno.
Un esempio di questa prospettiva completamente nuova potrebbe essere il modo di considerare gli anni della vita. Tutti conosciamo, e forse sorridiamo, degli ottantenni che invidiano chi ha meno anni di loro, si vergognano della loro età... insomma, volgono lo sguardo al passato, non al futuro. La certezza dell'ascensione capovolge la visuale. Il credente "vede" avvicinarsi il giorno dell'incontro col Padre; è lieto di essere vissuto, non invidia i giovani, li guarda con tenerezza.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Mentre li benediceva, si staccò da loro (Lc 24,51)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Mentre li benediceva, si staccò da loro (Lc 24,51) - (8/05/2016)
(vai al testo)
 E stavano sempre nel tempio lodando Dio (Lc 24,53) - (12/05/2013)
( vai al testo…)
 Di me sarete testimoni (At 1,8) - (14/05/2010)
(vai al post "Testimoni della speranza")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Attirati verso l'alto (6/05/2016)
  Testimoni del Risorto (10/05/2013)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 5.2019)
  di Luigi Vari (VP 4.2016)
  di Marinella Perroni (VP 4.2013)
  di Claudio Arletti (VP 4.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione: Percorso di Luce - Medjugorje, Ascensione)

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