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mercoledì 29 agosto 2018

Nella fedeltà di Dio, la radice del mio amore


"Rilettura", alla fine del mese, della Parola di Vita di agosto.

«Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele» (Ger 31,3).

Dio ci ama con un amore di eternità e questo amore ha una forza che va oltre i nostri limiti. È amando che supereremo tutte le barriere, non conosceremo ostacoli che possano impedirci di raggiungere la meta, di raggiungere Dio.
Credere nell'amore di Dio è sperare sempre. È avere la speranza che richiede azione e non passività, che richiede di ricominciare con nuovo slancio ogni giorno, perché chi spera ha una meta da perseguire e si impegna per raggiungerla. L'impegno è la nostra parte, la speranza è il dono di Dio. È vero, siamo ben coscienti di non essere così stabili nel nostro impegno, pur sincero, di amare Dio e i fratelli, la fedeltà di Dio per noi è garantita, ci previene sempre, a prescindere dalle nostre "prestazioni".
La fiducia in noi stessi può essere il frutto del vivere con amore, del ricominciare e dell'accettare i propri limiti. La speranza, infatti, è la consapevolezza che non siamo mai soli. La nostra è una strada percorsa a due, Dio è il nostro compagno di viaggio. Dio ci ama immensamente. La dimensione eterna e irrevocabile della fedeltà di Dio è una qualità del suo amore.
Allora "credere" è sentirsi guardati e amati da Dio; è sapere che ogni nostra preghiera, ogni parola, ogni avvenimento lieto o triste, ogni malattia… tutto è guardato da Dio. E se Dio è Amore, la fiducia completa in lui non è che la logica conseguenza. Ognuno può abbandonarsi al suo amore, sicuro di essere compreso, confortato, aiutato. Con questa gioiosa certezza possiamo sollevarci dal nostro orizzonte limitato, rimetterci ogni giorno in cammino e diventare anche noi testimoni di questa tenerezza "materna" di Dio.
Come risposta all'amore di Dio facciamo l'esperienza che l'amore copre tutti i difetti, copre i difetti di chi ama, copre i difetti di coloro che sono amati.
Dio ci ama con amore immenso, ci accoglie come siamo, con i nostri difetti. E se qualche cambiamento positivo si verifica nel nostro cuore, è attraverso il suo amore infinito.
Quando amiamo l'altro senza condannarlo, l'effetto positivo ricade anche su di noi: magari i difetti non sono scomparsi, ma abbiamo cambiato le lenti del nostro sguardo, togliendo le lenti che aumentano i difetti e mettendo quelle che amplificano le virtù.
Dobbiamo amare con cuore di madre, che tutto copre, spera sempre, aiuta sempre… L'amore di una madre infatti è molto simile alla carità di Cristo di cui parla l'apostolo Paolo. Se noi avremo il cuore di una madre o, più precisamente, se ci proporremo di aver il cuore della Madre per eccellenza; Maria, saremo sempre pronti ad amare gli altri in tutte le circostanze e a tener vivo perciò il Risorto in noi.
Amare così, è amare senza stancarsi, "sino alla fine" come Gesù. Ma per amare sempre fino alla fine, occorre avere una giusta motivazione: non amare le persone per se stesse (pena la delusione, prima o poi), ma motivati dall'amore verso Dio, riconoscendo la sua presenza in ogni persona che incontriamo. Amare sino alla fine richiede pazienza e perseveranza, ricominciando ogni momento. Amando così avremo lo stesso amore di Dio a cui non basta amare e perdonare, ma desidera sopra ogni cosa che noi ci trattiamo da fratelli. La fratellanza universale è il grande progetto di Dio sull'umanità.
Gesù ci ha aperto la strada per imitare il Padre nell'amore verso tutti e ci ha svelato che la vocazione di ogni uomo e donna è contribuire all'edificazione di rapporti di accoglienza e di dialogo intorno a sé.
Cioè: amare incondizionatamente. Siamo maestri nell'accogliere mettendo delle condizioni… ma l'amore è, per sua natura, incondizionato. Chi ama non impone né comanda, solo ama e serve. Chi ama accoglie con gioia e si mette a servizio.
"Come io vi ho amati, così amatevi anche voi", dice Gesù. Quel "come" è espresso compiutamente da Gesù con l'offerta della sua vita, privato persino della sua unione con Dio.
Amare senza la minima pretesa. L'amore puro infatti non ha alcun tipo di interesse personale nel suo agire. La sua motivazione è solo il desiderio di servire senza aspettarsi nulla in cambio. L'amore, sorretto da motivazioni soprannaturali, ama per primo. Se voglio lasciar vivere in me l'uomo nuovo, se voglio lasciar accesa la fiamma dell'amore soprannaturale, occorre amare per primo, come è d'altronde l'agire di Dio. Infatti, il Padre ama per primo e impegna se stesso per sempre. La sua fedeltà tocca ciascuno di noi e ci permette di gettare in Lui ogni preoccupazione che può frenarci.
Amare con lo stesso amore di Dio ci fa crescere nella fiducia reciproca. Ora, perché l'amore diventi reciproco non è sufficiente che l'atro mi ami: è necessario che io creda nel suo amore e che lui creda nel mio. È necessario che ci sia fiducia reciproca. È essa che conferma l'amore reciproco. La reciprocità potrebbe non avere la stessa intensità, l'importante è che ci sia. Faccio un esempio: tra noi e Dio c'è la reciprocità, ma la nostra misura d'amare non può essere confrontata con quella di Dio, tuttavia Dio l'accetta con uguale amore e si fida di noi. È per questo Amore eterno e paziente che anche noi possiamo crescere e migliorare nel rapporto con Lui e con gli altri.
Tutto si può superare se si ama!

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