3a domenica di Avvento (B)
Isaia 61,1-2.10-11 • Salmo Lc 1,46-50.53-54 • 1Tessalonicesi 5,16-24• Giovanni 1,6-8.19-2
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Appunti per l'omelia
Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino (Fil 4,4.5).
Questa Domenica è tradizionalmente dedicata alla gioia: è la domenica del Gaudete, Rallegratevi! Il vocabolario della gioia proviene dalla Resurrezione, al sepolcro infatti le donne fedeli sono esortate a gioire (Mt 28,8) e dal dono conseguente dello Spirito Santo (Gal 5,22: «il Frutto dello Spirito è carità, gioia, pace»). Attraverso e con Paolo la Chiesa esorta a gioire ma nel "Signore Risorto", sempre. Invito poi ripetuto con il motivo unico e sufficiente: «Il Signore è (sta) vicino», ossia si è fatto presente per i suoi che lo attendono e che da Lui riceveranno lo Spirito Santo.
Nella prima lettura (Isaia 61,1-2.10-11) ci è presentato l'Unto del Signore, investito del suo Spirito, inviato per annunciare la buona novella ai poveri, per curare i contriti di cuore, per portare a tutti libertà e consolazione; per proclamare che è giunto il momento tanto atteso e invocato in cui la salvezza di Dio sta per manifestarsi. Per questo i versetti 10 e 11 (Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio…) sono veramente un grido di esultanza e di letizia (a cui fa seguito, contro la regola ma con pienezza di significato, il Cantico della Vergine Maria al posto del Salmo Responsoriale), perché Gerusalemme può ormai, come la sposa, deporre la veste di dolore per adornarsi dei suoi gioielli: il Signore Iddio, lo sposo, l'ha rivestita di salvezza, l'ha avvolta nel manto della giustizia e la farà rifiorire come un giardino, come la terra che schiude i nuovi germogli.
Lo Spirito del Signore è su di me…
La prima missione regale e sacerdotale dell'Unto del Signore è «evangelizzare i poveri»: il Signore conferisce ai poveri il diritto di ricevere per primi l'Evangelo divino. L'Evangelo porta il Regno, che è la Pace, i Beni divini e la salvezza: doni che precisamente spettano per primi ai poveri. In secondo luogo, il Re Profeta e Sacerdote Messia deve curare chi ha il cuore infranto dalle tribolazioni. Poi deve liberare i carcerati e i detenuti nella prigionia. Così dai poveri, tribolati, carcerati e prigionieri, le categorie infime dell'umanità, intorno all'Unto del Signore è riformato il popolo messianico del Signore. Il popolo ricolmo di tanta grazia erompe in un inno gioioso di azione di grazie.
L'evangelista Luca ci racconta che Gesù, all'inizio della sua vita pubblica, applicò a se stesso queste parole del profeta; e con esse, Cristo inaugurò la nuova era messianica. La presenza dello Spirito sopra di lui nel battesimo fu come la consacrazione all'opera salvifica alla quale era destinato.
Come non riconoscere, in questa parola del profeta agli esuli di Israele, la voce stessa di Dio che parla a noi tutti, ormai riscattati da una schiavitù ben più dura e pesante dell'antica schiavitù d'Israele? Noi redenti dal sangue di Cristo dalla schiavitù del peccato e del demonio, già incamminati verso la nuova ed eterna Gerusalemme, ci riconosciamo facilmente in quegli esuli pieni di gioia per la libertà annunciata e per la misericordia loro concessa.
Ora, scossi dalla predicazione di Giovanni Battista («in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete»), ci viene indicato Colui che battezza in Spirito Santo. E questo è il motivo profondo della nostra gioia! Per questo san Paolo, nella prima Lettera ai Tessalonicesi (cf. 1Ts 5,16-24), rivolgendosi a noi che «abbiamo... la speranza della salvezza», ci esorta a essere sempre lieti, a pregare senza interruzione e a rendere grazie sempre, in ogni cosa, «perché questa è la volontà di Dio per tutti voi in Cristo Gesù». In questo tempo così breve, che ancora ci separa da lui e dal suo glorioso e definitivo ritorno, non possiamo che vivere nella gioia, nella preghiera e nel rendimento di grazie, perché già siamo salvati nella speranza, rinnovando continuamente in noi il dono dello Spirito che nel Signore Gesù ci è dato «senza misura» (Gv 3,34). E allora «il Dio della pace», il «fedele», che non può venire meno alle sue promesse, sarà lui stesso a condurci alla salvezza, santificandoci «in modo perfetto», perché tutto il nostro essere sia custodito «irreprensibile per la parusia del Signore nostro Gesù Cristo».
Così, mentre siamo animati da questa speranza, la nostra attesa si fa più vigile e attenta: sentiamo riecheggiare, nell'Evangelo di Giovanni che oggi ci è proposto, la «voce» del Battista che agli uomini di tutti i tempi, sfiduciati e increduli, annuncia: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete»; ed è «colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29), colui che redime e riscatta, il solo che libera da ogni schiavitù.
Il Salvatore annunziato è già in mezzo a noi: sconosciuto e non accolto, ma tuttavia in mezzo a noi; divenuto uno di noi, per condividere la nostra vita, per strapparci alla morte e farci partecipi della sua eternità. L'antico annuncio di salvezza sta per compiersi pienamente: il Signore Gesù si manifesterà presto nella sua gloria.
(spunti da Lectio: Abbazia Santa Maria di Pulsano)
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Venne un uomo mandato da Dio (Gv 1,6)
(vai al testo…)
Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
• Giovanni venne come testimone (Gv 4,7) - (14/12/2014)
(vai al testo…)
• Mi ha mandato a portare il lieto annuncio (Is 61,1) - (11/12/2011)
(vai al testo…)
• In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete (Gv 1,26) - (12/12/2008)
(vai al post "Lo sconosciuto")
Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
• Essere testimoni della luce (12/12/2014)
• La gioia di essere testimoni (9/12/2011)
Commenti alla Parola:
• di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2017)
• di Luigi Vari (VP 11.2014)
• di Marinella Perroni (VP 11.2011)
• di Claudio Arletti (VP 11.2008)
• di Enzo Bianchi
• di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
• di Letture Patristiche della Domenica
(Illustrazione di Stefano Pachì)
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