Ho rimeditato in questi giorni sulla figura del diacono, spinto anche dalle raccomandazioni che san Paolo fa nella sua lettera a Timoteo e da quanto scrive sant'Ignazio nella sua Lettera ai cristiani di Tralle.
San Paolo scrive: «Allo stesso modo [dei vescovi] i diaconi siano persone degne e sincere nel parlare, moderati nell'uso del vino e non avidi di guadagni disonesti, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. I diaconi siano mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie» (1Tm 3,8-10.12). Del vescovo, sempre san Paolo scrive: «Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi, perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?» (1Tm 3,2-5).
È sorprendente come il diacono sia rapportato al vescovo. Dal che si capisce il legame unico che unisce il diacono al vescovo, come da padre a figlio, intravedendo nel diacono i lineamenti del vescovo.
E sant'Ignazio ai cristiani di Tralle: «Siate sottomessi al vescovo come a Gesù Cristo, e perciò non vivete secondo gli uomini, ma secondo Gesù Cristo che è morto per noi. […] È necessario che, come già fate, nulla facciate senza il vescovo e che siate sottomessi anche al collegio presbiterale come agli apostoli di Gesù Cristo, nostra speranza, per essere trovati in comunione con lui.
È necessario che anche i diaconi, quali ministri dei misteri di Gesù Cristo, siano accetti a tutti in ogni cosa: non sono infatti ministri di cibi o di bevande, ma della Chiesa di Dio, e debbono perciò tenersi lontani da ogni colpa come dal fuoco.
Da parte loro tutti rispettino i diaconi come Gesù Cristo, onorino particolarmente il vescovo, che è immagine del Padre, e i presbiteri quale senato di Dio e assemblea degli apostoli. Senza di essi non si può parlare di chiesa».
Anche in sant'Ignazio si evidenzia questo rapporto strettissimo tra vescovo e diacono, immagine del rapporto tra il Padre e il Figlio, con tutte le conseguenze spirituali e pastorali che ne conseguono.
Non voglio fare ulteriori commenti, lasciando a chi legge di meditare ed immaginare una chiesa "servita" ed amata da un simile ministero, dove il collegio dei presbiteri fa corona ed accoglie nella sua comunione questa relazione tra vescovo e diacono, quale presenza, oserei dire, dello Spirito Santo.
A questo proposito rimando ad un mio intervento che ho pubblicato su questo blog, dal titolo:"Secondo l'amore trinitario" (17/05/2008).
Per ulteriori approfondimenti, ecco alcuni altri interventi su questo blog:
I diaconi secondo Ignazio di Antiochia (11/09/2012)
La diaconia del pastore (15/05/2011)
Testimonianze di santità diaconale [3] (10/01/2013)
Il prossimo, via all'unione con Dio (17/10/2013)
Servire solamente (9/06/2014)
Nella foto: un momento della mia ordinazione diaconale
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