30a domenica del T.O. (A)
Appunti per l'omelia
Un nuovo attacco a Gesù da parte degli avversari, in forma sottilmente polemica, come ci viene proposto dal brano evangelico di questa domenica (cf Mt 22,34-40): «Maestro, nella Legge qual è il grande comandamento?».
Nella sua risposta Gesù richiama due testi della legge di Mosè.
Anzitutto il passo del Deuteronomio (Dt 6,5): «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente». Il cuore, l'anima, la mente non designano tre facoltà differenti, ma l'uomo intero secondo dimensioni diverse: il "cuore" è il centro profondo della sua persona, dove nascono gli affetti e maturano le decisioni; l' "anima" indica l'intera sua esistenza sostenuta e permeata dal soffio vitale; la "mente" esprime la sua attività intellettuale. Tutta la realtà dell'uomo, tutto il suo essere Dio lo vuole interamente ed esclusivamente per sé. Ricordiamo il "Rendete... a Dio quello che è di Dio" del brano evangelico della scorsa domenica. «Questo è il grande e primo comandamento».
Questa affermazione di Gesù è incontestabile e certamente condivisa dal suo interlocutore.
A questo punto, però, Gesù aggiunge un testo che proviene da un altro libro della Legge, il libro del Levitico (Lv 19,18): «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Gesù lega strettamente all'amore di Dio l'amore del prossimo. Dopo aver affermato il primato indiscusso dell'amore per Dio, dichiara che il comandamento dell'amore del prossimo è "secondo", ma "simile a quello". Il primo non sta in piedi senza il secondo. Questo è la prova che amo Dio, è il modo concreto di amare Dio. Sono sicuro di amare Dio con tutto il cuore, se amo il prossimo come me stesso. Il credente non è più diviso fra i doveri verso Dio (culto, preghiera, osservanza del sabato...) e il suo comportamento nella vita familiare e sociale. Se vivo nell'amore le molteplici forme della relazione col prossimo (cf Es 22,20-26), in uguale misura cresce la mia relazione con Dio.
L'altro, che è semplicemente e sempre un fratello, non è un muro o una porta chiusa fra me e Dio. Ma una porta aperta, una via direttissima a Dio.
Non di rado, forse inconsciamente, consideriamo sottratto all'uomo ciò che si dà a Dio e sottratto a Dio ciò che si dà all'uomo. Come se Dio fosse antagonista dell'uomo, e non invece Creatore, di cui ogni uomo è "immagine", e Padre che gode della concordia fraterna dei suoi figli.
Nell'unità inscindibile che Gesù ha operato fra i due comandamenti si coglie la novità evangelica: «Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Vale a dire che tutta la rivelazione biblica ruota attorno a questi due cardini e in essi viene riassunta.
Gesù ha dato compimento alla legge di Mosè, semplificandola e unificandola nel duplice comandamento dell'amore. Ha cioè rivelato in modo definitivo la volontà di Dio che consiste nell'amare Lui con cuore indiviso e nell'amare il prossimo in modo attivo e disinteressato.
Ma la novità e l'originalità di Gesù non sta soltanto nell'aver rivelato e insegnato l'unità di questi due comandamenti. Sta anche nel fatto che nessuno li ha vissuti così perfettamente come Lui. Mai sulla terra prima di Lui e di sua Madre nessuno aveva amato Dio con tale pienezza d'amore. Mai aveva amato in tale misura gli uomini. Mai prima né mai dopo.
Di conseguenza, amare per il cristiano, più che osservare un comandamento, è imitare una persona, è imitare Gesù. È fare come Lui. È imitare il Padre.
Inoltre, la novità sta anche nel fatto che un amore così, impossibile alle sole forze umane, il Padre e Gesù ce lo comunicano, donandoci il loro Spirito.
Implorare da Dio il dono dello Spirito Santo è chiedere la capacità di amare con lo stesso amore di Dio.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Maestro, qual è il grande comandamento? (Mt 22,36)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)
Commenti alla Parola:
• di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
• di Marinella Perroni (VP 2011)
• di Enzo Bianchi
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