Parola che si fa vita
Il Figlio è venuto a salvare ciò che era perduto (Lc 19,10)
Nel versetto dal Libro della Sapienza "Tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato", Dio si rivela amante della vita. Tutte le cose vivificate dal soffio di Dio recano il segno della sua tenerezza.
Bisogna amare la vita!
Nell'incontro di Gesù con Zaccheo, il peccatore, Dio manifesta il suo amore misericordioso, donandoci il Figlio suo venuto a cercare e salvare ciò che era perduto. Ci stupisce l'atteggiamento di Gesù nei confronti di Zaccheo, un uomo piccolo, miserabile, poco di buono, disprezzato. Gesù vede in Zaccheo non "il guasto", ma cerca e scopre quel frammento di bellezza che è nascosto in lui, peccatore, lo riscopre e lo salva.
Zaccheo si sente amato, fa breccia in lui l'amore, si spezzano le catene, spunta una voglia di liberazione, esplode la vita e la gioia: si apre all'amore a Dio e ai fratelli: "la metà dei miei beni la do ai poveri e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto".
E noi?
È bene non dimenticare mai che la vita si svolge al di sotto delle nuvole. Abbiamo anche noi l'opportunità di essere una piccola presenza di Gesù. La gioia dell'incontro con Gesù anche per noi diventa un'opportunità per contribuire e realizzare la fraternità universale.
Testimonianza di Parola vissuta
Stavo preparando tutto per la festa del mio compleanno che si sarebbe tenuta nel pomeriggio.
Andando a fare la spesa ho incontrato Emanuele, un ragazzo paraplegico che da quando aveva 10 anni è condizionato a vivere su una carrozzella. Lui abita in un casolare un po' isolato, insieme alla mamma e al nonno perché il papà l’ha lasciato. Questa situazione lo ha chiuso verso il mondo circostante, facendogli perdere l’uso della parola. I medici dicono che Emanuele ha perso la volontà di parlare e che se continua così gli rimarranno pochi anni di vita. Trovandomelo davanti mi è venuta l’idea che avrei potuto essere uno strumento dell’amore di Dio per lui e l’ho invitato alla festa del mio compleanno.
Il pomeriggio sono arrivati tutti gli invitati ed anche il mio “speciale” amico che mi ha portato come regalo una forchetta di legno con il mio nome inciso. Con la torta abbiamo cantato gli auguri. Al termine abbiamo udito una voce fioca fioca che diceva “Auguri!”.
Dapprima abbiamo pensato che fosse stato il vento, ma poi abbiamo visto le labbra di Emanuele muoversi. Allora sì che è scoppiata la vera festa! È stato un fatto fantastico che ci ha sconvolto tutti. Era come vedere una fiamma spenta riaccendersi improvvisamente.
(Simone)
(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, come proposto in parrocchia)
(vedi Commento alla Parola di Claudio Arletti)
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