2 novembre 2008 – Commemorazione dei fedeli defunti
Parola da vivere
Rallegratevi ed esultate,
grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,12)
In questo giorno, a ben riflettere, non è che dobbiamo fare festa ai Santi: non ne hanno bisogno perché la loro eternità è un'unica, interminabile festa. Siamo noi che dobbiamo fare festa, al di là delle tradizioni popolari.
Festa perché ci è spalancato il cielo che ci mostra moltitudini di persone felici, pienamente realizzate in Dio, splendenti come stelle attorno all'unico immenso sole.
I loro nomi fanno parte del calendario dei canonizzati dallo stesso Gesù: poveri, afflitti, miti, assetati e affamati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, perseguitati, insultati, calunniati... tutta gente che si trova lungo il cammino della vita.
Quindi è festa perché anche noi siamo chiamati a ricevere questo nome nuovo e a partecipare con i santi alla pienezza di Dio.
È festa perché la felicità si rivela più un dono che una conquista. Rinunciamo a noi stessi, lasciamo perdere le vanità del mondo perché Gesù si è rivelato il nostro tesoro, siamo santi per il Santo che è in noi e tra noi.
Felici quindi anche di soffrire, di vivere nell'amore paziente quotidiano, perché i santi sono la garanzia che grande sarà la nostra ricompensa.
Testimonianza di Parola vissuta
Sono nata nel 1966 a Roma da genitori che proprio in quell'anno erano stati conquistati dall'annuncio dell'amore di Dio e per questo mi hanno dato il nome tanto bello e cristiano che ho. A venticinque anni avevo un bel fidanzato e una laurea in scienze politiche; aspiravo ad entrare nel mondo del giornalismo. Fu allora che rimasi colpita dalla promessa della gioia piena che Gesù fece ai suoi (Gv 15,11). Quella promessa per me fu la chiamata a portare Gesù a chi ha la morte nell'anima. In quello stesso tempo mi ritrovai colpita da una malattia rara molto grave, la sindrome di Behçrt, che in poco tempo mi rese quasi completamente cieca. Davanti a me si presentava una prospettiva estremamente triste: ero tutt'altro che propensa ad accettare la cecità e stavo andando incontro ad una morte molto dolorosa. Avevo appreso però dal Vangelo che Gesù è capace di guarire. Così feci questa promessa: "La mia vita è tua. Mettimi nelle condizioni di portare la tua presenza a chi vive già nella morte e per questo ti chiedo la guarigione". La mattina seguente mi svegliai guarita: anche la mia vita era tornata ad essere normale, anzi migliore del normale.
Così potei corrispondere alla chiamata di Dio, scendendo di notte in quei sotterranei della stazione Termini e della metropolitana di Roma dove languisce gente giovane devastata dall'alcool e dalla droga, persone sfigurate che continuano a farsi del male. Solo Dio poteva darmi la forza di andare lì ad annunciare a quelle persone il suo amore che salva. Qualcuno di loro mi chiese di venir via con me, ma io non avevo un posto per loro. Cercai inutilmente. Il giorno in cui lasciai la casa, il lavoro e il fidanzato per dedicarmi totalmente a Gesù, mi fu donato un appartamento nel quale cominciai ad accogliere queste persone. Fu con loro che ebbe inizio la storia di "Nuovi Orizzonti".
Chiara Amirante (nella foto)
(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)
Bella, consolante e piena di speranza è questa festa dei Santi. Grazie Luigi per il tuo post che, come al solito, offre un'occasione ancora per riflettere.
RispondiEliminaauguri vincenzo