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venerdì 3 ottobre 2008

Degni del dono ricevuto

5 ottobre 2008 – 27a domenica del Tempo ordinario (A)

Parola da vivere

Il regno di Dio sarà dato ad un popolo
che ne produca frutti
((Mt 21,43)


Con il mese di ottobre, mese dei frutti e dei raccolti, cade bene nella liturgia il Cantico della vigna e la parabola dei vignaioli infedeli. È anche il mese missionario, tempo di bilanci e di frutti per chi cerca, come cristiano, prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia.
Nel Cantico di Isaia noi siamo la vigna del Signore. La considera "l'amata, la sposa dei suoi sogni". Prova lo strazio del contadino nel ricavarne solo spine.
Nel Vangelo la situazione diventa tragica: lo stesso Figlio del padrone della vigna è cacciato fuori e ucciso: "Non vogliamo saperne di avere un Padre e di essere fratelli di nessuno! Noi stessi vogliamo essere padroni delle nostre origini e del nostro destino!".
Con la semplicità delle parabole, Gesù denuncia la nostra storia personale, i nostri tradimenti, il nostro orgoglio impazzito, le tragedie personali e il cadere delle cosiddette civiltà.
L'armonia dell'amore, guidata da un Padre che ci fa famiglia di fratelli che fruttificano nell'amore vicendevole, si è trasformata in avidità, lotta, invidia, guerra per il potere, lussuria, tutti frutti selvatici che hanno soffocato l'amore nel cuore degli individui e della società.
La vigna devastata è data ad altri, ai poveri, agli oppressi, a coloro che, in tanti modi dispersi, accorrono prontamente all'invito del banchetto del Regno.

Testimonianza di Parola vissuta

Appartengo a una famiglia non cristiana: mio papà ha sei mogli e siamo trenta figli. Non ebbi nessun contatto con la Chiesa fino a ventitré anni, quando alcuni miei compagni di lavoro mi invitarono ad un incontro in parrocchia.
Andai più che altro per far loro piacere, ma da allora ogni domenica mi recai in chiesa. Quando al momento della comunione quasi tutti si alzavano per andare a riceverla, io rimanevo da solo nel banco, quasi con un senso di vergogna.
Un giorno chiesi ai miei amici se potevo ricevere anch'io l'Eucaristia, ma mi risposero di no perché non ero ancora battezzato. Dopo qualche incertezza, anche se alcuni miei amici avevano smesso di andare a Messa, io continuavo perché mi sentivo attratto dalla parola di Dio. Ascoltandola scoprii man mano che dovevo cambiare tutta la mia vita perché non corrispondeva al Vangelo. Chiesi allora consiglio al parroco e mi iscrissi al catechismo. Dopo tre anni fui battezzato e quello stesso giorno ricevetti la comunione.
Allora pensavo di sposarmi perché avevo un'amica, ci volevamo molto bene e la mia famiglia la vedeva di buon occhio. Ma, tutto ad un tratto, nacque in me il desiderio di donarmi a Dio totalmente. Ero in dubbio anche perché non sapevo come spiegare quel che sentivo alla mia fidanzata e, tanto meno, alla mia famiglia.
Finalmente trovai il coraggio di spiegare a lei e ai miei genitori questa profonda esigenza che avevo in cuore. All'inizio è stato uno shock per tutti: non capivano, pensavano si trattasse di un falso desiderio. Era un fatto nuovo per tutti, neppure i miei amici potevano comprendermi. Tutti credevano si trattasse di una difficoltà di rapporto con la mia fidanzata.
Un giorno tutta la famiglia si radunò per chiedermi cosa c'era che non andava. In quell'occasione raccontai a tutti, senza paura, l'esperienza del mio incontro con Dio e come Lui mi chiedesse di lasciare ogni cosa per seguirlo.

(Guy, Benin)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

1 commento:

  1. "Non vogliamo saperne di avere un Padre e di essere fratelli di nessuno! Noi stessi vogliamo essere padroni delle nostre origini e del nostro destino!".
    E' impressionante il desiderio dell'uomo di affrancarsi complemente da Dio. Questo "delirio" di onnipotenza si mostra sempre più evidente in questo nostro tempo (e forse in tutti i tempi) evidenziando il grande peccato, la incredibile presunzione, l'assurda pretesa. Tutto ciò, caro Luigi, mi appare come il MALE più MALE in quanto si avvinghia alla nostra vita uccidendola. La vita, invece, è ben altra cosa...

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