Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


venerdì 17 ottobre 2008

La politica, sublime espressione della fraternità cristiana

19 ottobre 2008 – 29a domenica del Tempo ordinario (A)

Parola da vivere

È lecito o no pagare il tributo a Cesare? (Mt 22,17)


"Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio".
Questa sentenza pronunciata da Gesù contro l'ipocrisia dei farisei ha attraversato i secoli per ricordare che il potere è a servizio del Regno di Dio, unico bene come unico è il Dio che dobbiamo scegliere al di sopra di ogni altra cosa e amare con tutto il cuore, l'anima e le forze.
Chi dice di amare Dio magari attraverso strutture che si fregiano del nome cristiano, ma non ama il fratello e non lo serve, mettendosi all'ultimo posto, lavandogli i piedi, facendosi schiavo d'amore, è ugualmente ipocrita come i farisei; chi odia il fratello, facendo differenze e divisioni, è omicida.
Per discernere la storia, Dio ci ha dato i profeti che ci salvano dal prostituire i regni a idoli e ideologie, ci ha dato i martiri che tracciano con il sangue il cammino segnato dalle orme di Cristo, alla luce della croce.
Anche oggi è così: una chiesa di profeti e di martiri tiene alta la tensione al Regno che cresce fra gli uomini, trasferendovi il modello del Cielo: sia santificato il Tuo nome, sia fatta la Tua volontà, il Tuo pane sia diviso tra tutti, insieme all'amore fraterno che paga i nostri debiti di fratelli divisi, tra Caino e Abele.
I missionari, al di là delle loro opere religiose e sociali, portano questa novità del Regno e aiutano non a scoprire il minimo, il tributo da dare a Cesare, ma formano i veri cristiani che della politica fanno la più sublime espressione della fraternità cristiana.


Testimonianza di Parola vissuta

Da dieci anni sono sindaco del mio Comune. Fui denunciato alla magistratura per una presunta violazione delle leggi sul collocamento obbligatorio dei lavoratori, e questo perché il Comune pubblicizzava le offerte di lavoro delle aziende presenti nella nostra zona. Il giudice non solo mi assolse con formula piena, ma addirittura lodò il mio comportamento per la sensibilità verso la popolazione.
Tornando a casa meditavo la vendetta: un bel volantino da distribuire nelle case e, magari, anche un articolo sui giornali locali per colpire duramente la minoranza responsabile della denuncia. Proprio in quei giorni mi arrivò un invito a partecipare ad un convegno internazionale sulla fraternità in politica, dal tema: "Una cultura di pace per l'unità dei popoli". Ci andai.
Per costruire l'unità tra le persone e popoli - ecco il dato fondamentale - è necessario avere una "cultura di pace" dentro ciascuno di noi, costruita con il sacrificio e con la perdita di ogni pretesa di affermazione a tutti i costi del proprio io e delle proprie idee.
Tornai a casa deciso a fare qualcosa per iniziare, per contribuire a realizzare l'unità nel mio Comune. Il volantino, già pronto per la tipografia, fu stracciato. Ho cominciato, invece, a cercare un diverso rapporto con i consiglieri di minoranza: non più polemiche e ripicche, ma informazioni corrette; cercare il positivo nelle loro proposte; coinvolgerli quando c'era qualcosa di importante da decidere.
Mi è stato molto d'aiuto, in tutto ciò, condividere ogni esperienza e difficoltà con altre persone impegnate in amministrazioni comunali e che aderiscono alla spiritualità dell'unità in politica.
In Comune, il clima è cambiato profondamente: cessate le battaglie all'ultimo sangue, sono subentrati dialogo e confronto, e serenità nell'azione amministrativa. Si sono costruiti rapporti personali sempre più sinceri e si è arrivati, pur nel rispetto della libertà e autonomia di ciascuno, a non avere quasi più voti contrari in Consiglio comunale. Così, è diventato molto più semplice governare il paese e dare risposte tempestive e adeguate ai bisogni e alle esigenze della nostra gente.

(Luigi L., Italia)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)


Nessun commento:

Posta un commento