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venerdì 26 settembre 2008

L'umiltà del servizio

28 settembre 2008 – 26a domenica del Tempo ordinario (A)

Parola da vivere

Ciascuno consideri gli altri
superiori a se stesso
(Fil 2,3)


Per Paolo l'obbedienza a Cristo è fondamento e modello della vita Cristiana. Egli esorta i cristiani all'umiltà, che si contrappone ad atteggiamenti egoistici che danneggiano e distruggono la vita comunitaria. L'umiltà del cristiano ha come esempio quella di Cristo. Paolo si rivolge alla comunità di Filippi raccomandando una vita nella carità resa possibile soltanto dalla presenza della virtù dell'umiltà. Questa, dice san Paolo, considera gli altri superiori a se stessi.
L'umiltà non ha a cuore l'interesse proprio, ma quello degli altri. L'umiltà richiesta deve avere come riferimento e fondamento l'esistenza di Gesù, che si sviluppa sostanzialmente in due movimenti: uno di abbassamento e svuotamento e uno di esaltazione e di proclamazione. Considerare l'altro superiore a se stesso significa fare proprio l'atteggiamento di Gesù, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita. Essere dono per l'altro. Ma non un dono qualsiasi.
La Beata Madre Teresa di Calcutta alle sue suore diceva: "Ricordatevi che voi non siete assistenti sociali o sanitarie. Siete religiose. Quel Gesù che avete incontrato e adorato nell'Eucaristia è lo stesso Gesù che servite nell'ammalato e nel povero, perché Gesù ritiene fatto a sé quello che noi facciamo al prossimo". In questo senso siamo chiamati a non essere un dono qualsiasi, ma dono di Gesù presente in me al Gesù presente nel fratello.

Testimonianza di Parola vissuta

Una delle cose che ci hanno colpito di più, quando siamo arrivati nel nostro condominio, è stato il regolamento incorniciato e appeso in bella vista accanto al portino d'ingresso: un lungo elenco di divieti, sicuramente giusti e condivisibili, ma che rischiavano di seminare discordia, perché non aiutano a sopportarci a vicenda e a perdonare gli inevitabili sgarri ora dell'uno, ora dell'altro.
Avremmo volentieri sostituito quel lungo regolamento con una variante più sintetica: "Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te. Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te".
Abbiamo deciso di rispettare noi per primi i vari divieti per amore degli altri inquilini instaurando con ciascuno rapporti semplici, sinceri e rispettosi, cercando di scusare e di minimizzare se qualcuno lasciava l'auto parcheggiata nel posto sbagliato o aggiungeva un armadio di troppo nel terrazzo o stendeva la biancheria in bella vista... Ed anche chiedendo scusa per il disturbo che arrecavamo noi con i nostri figli, per niente amanti del buon sonno e del silenzio!!
Questo modo di comportarsi pian piano è diventato contagioso: i rapporti tra le famiglie si sono distesi e le tradizionali cene estive in giardino ormai coinvolgono tutti. Anche alle riunioni di condominio, la filosofia suggerita da uno dei condomini e subito condivisa è stata: "Cerchiamo di aiutarci: oggi va meglio a uno, domani andrà meglio a un altro!".

(M. e P., Padova)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

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