Abbiamo vissuto insieme il periodo della nostra preparazione al diaconato; il ricordo è sempre vivo, quando fra uno sbarco e l'altro, frequentava i corsi e dava gli esami. Abbiamo percorso insieme un tratto significativo della nostra vita…
Riporto uno stralcio dell'articolo sulla sua testimonianza.
«La nostra è una vita aneddotica», commenta ricordando capitani, cappellani ed equipaggi; gli sfuggono le date, perché in mare le stagioni sono una cosa relativa, specie sulle tratte transatlantiche, a basse latitudini, come faceva lui, verso il Sud America. Ricorda certe animosità tra personale di coperta e macchinisti. Ma saliti a bordo è impossibile — afferma — non percepire la solidarietà che affratella gli uomini di mare: «Tutti per uno ed uno per tutti». È così quando si è consapevoli di quanto si è piccoli nella vastità dell’oceano. «La più grande cattedrale in cui sono stato è la notte nell’Atlantico». Il cielo stellato, immenso. Lo sciabordio delle onde, il respiro ritmato dei motori, la brezza. Si svegliava presto per vedere le albe. Poi ricorda i tramonti tropicali: dalla sommità del sole morente si alza misteriosamente un raggio verde. Una volta ha visto un iceberg, in viaggio verso gli Stati Uniti: «Non è bianco. È celeste intenso e brilla in mille fosforescenze come un grosso diamante».
Un uomo di mare non può essere ateo: «Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate...», sussurra assorto recitando il salmo 8. Maturò così la sua vocazione al diaconato: una volta, sotto Natale — non c’era il cappellano —, preparò un foglietto con le letture del giorno ed un commento, che infilò sotto le porte delle cuccette dell’equipaggio. La cosa piacque e divenne un impegno fisso. La Parola va seminata ovunque, darà frutto. «Non ci si può nascondere, anche in alto mare il Signore ti trova».
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