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venerdì 8 agosto 2008

La certezza della Parola

10 agosto 2008 – 19 a domenica del Tempo ordinario (A)

Parola da vivere

Coraggio, sono io, non abbiate paura (Mt 14,27)


Gesù calma il vento e placa le acque agitate sul lago: egli è il Signore, per il quale tutte le cose sono state create. Infonde così serenità agli animi impauriti e scossi.
Anche noi talvolta ci troviamo nella notte, col vento contrario, sospesi sulle difficoltà, sui turbamenti che sembrano inghiottirci; fatichiamo inutilmente per raggiungere l'«altra riva». È condizione nostra ed è condizione della Chiesa, chiamata ad affrontare lo stesso cammino di Gesù. Perché la barca è simbolo della comunità, luogo della fede. Non ci sono scappatoie sulla barca: o si arriva a terra o si va a fondo. Però possiamo trovare un punto di forza: è la Parola. Essa ci dà la certezza della presenza di Dio accanto a noi; è la parola che alimenta e rafforza la nostra fede; è la Parola che dà il coraggio di affrontare le difficoltà e di osare l'impossibile.
Talvolta anche noi possiamo essere come Pietro che si lascia prendere dalla paura, anziché camminare contando sulla parola di Gesù. Dice Madeleine Delbrel: "Una volta che abbiamo conosciuto la Parola di Dio non abbiamo il diritto di non riceverla; una volta che l'abbiamo ricevuta non abbiamo il diritto di non lasciarla incarnare in noi; una volta che si è incarnata in noi, non abbiamo il diritto di conservarla per noi: noi apparteniamo, da quel momento, a coloro che l'attendono".

Testimonianza di Parola vissuta

Rientro dopo una giornata di intenso lavoro: sono stanca e sogno l'intimità della casa. Apro la porta: mio figlio è in casa, aveva da studiare molto. Invece lo trovo con un amico: la TV accesa a tutto volume, la sua camera, la cucina e perfino il bagno con la porta spalancata in gran disordine. L'amico appena mi vede si congeda e fila via. Mio figlio mi saluta, ma vedo che non è sereno. C'è un certo disagio fra noi perché avverto che la giornata non è stata costruttiva per lui, anzi... Sento una spinta irresistibile a dire il mio malcontento e il mio rimprovero. Sto per incominciare la predica. Ma la figura di Gesù, che mi sforzo di imitare, mi si presenta con la sua pazienza: non posso pensare a Gesù che si lascia andare al nervosismo. Decido di aspettare, di tacere: se mai più tardi. A cena siamo soli, mio marito è fuori per lavoro. Si parla: posso dire a mio figlio tante cose e, proprio perché mi vede calma e serena, mi confida alcune sue difficoltà con gli amici e con lo studio. E io posso dargli dei consigli che lui accoglie.

(M.N.)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

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