Leggo dai "Discorsi" di sant'Agostino:
«Siamo veramente beati se quello che ascoltiamo o cantiamo lo mettiamo anche in pratica. Infatti il nostro ascoltare rappresenta la semina, mentre nell'opera abbiamo il frutto del seme. Premesso ciò, vorrei esortarvi a non andare in chiesa e poi restare senza frutto, ascoltare cioè tante belle verità, senza poi muovervi ad agire».
Riporto questo passo, perché, come ai tempi di Agostino, anche oggi molto spesso succede che ci accontentiamo dell'ascolto della parola di Dio (che consideriamo evidentemente importante, quasi un balsamo per l'anima e di cui non possiamo farne a meno), magari ricavandone qualche buon proposito, ma che forse questa parola non è sufficientemente decisiva per la nostra vita o non concorre "efficacemente" a cambiare la nostra mentalità, così compromessa…
Chissà se dalle nostre liturgie nasce una vita che trascina!
"Tra il dire e il fare -dice un noto proverbio- c'è di mezzo il mare". Per i cristiani non dovrebbe essere così. Purtroppo, accade, anche tra noi cristiani. Che fare? Me lo chiedo spesso. Dopo averci pensato concludo sempre che è proprio dell'uomo perdersi in questo "mare" salvo poi, quando siamo più lucidi e attenti, a gettare lo sguardo verso la "stella" (più luminosa) per ritrovare il cammino. Ed è così che la "luce del Signore" sa guidarci ed orientarci verso la meta. Raggiungerla non è facile ma, a volte, ci proviamo veramente. Quando ciò accade siamo invasi dalla misericordia di Dio e riusciamo a colmare veramente quella distanza che separa il "dire" dal "fare".
RispondiEliminaGrazie Luigi per questi tuoi spunti.
un abbraccio vincenzo