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sabato 1 agosto 2020

La fiducia oltre ogni delusione


Parola di Vita - Agosto 2020
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«Chi ci separerà dall'amore di Cristo?» (Rm 8,35).

La lettera che l'apostolo Paolo scrive ai cristiani di Roma è un testo straordinariamente ricco di contenuto. Egli infatti vi esprime la potenza del Vangelo nella vita di ogni persona che lo accoglie, la rivoluzione che questo annuncio porta: l'amore di Dio ci libera!
Paolo ne ha fatto l'esperienza e vuole esserne testimone, con le parole e con l'esempio. Questa sua fedeltà alla chiamata di Dio lo porterà proprio a Roma, dove potrà dare la vita per il Signore.

«Chi ci separerà dall'amore di Cristo?»

Poco prima, Paolo ha affermato: «Dio è con noi»! [1]. Per lui, l'amore di Dio per noi è l'amore dello Sposo fedele, che mai abbandonerebbe la sposa, alla quale si è legato liberamente con un legame indissolubile, a prezzo del proprio sangue.
Dio non è dunque un giudice, ma anzi è colui che prende su di sé la nostra difesa.
Per questo nulla può separarci da Lui, attraverso il nostro incontro con Gesù, il Figlio amato.
Nessuna difficoltà, grande o piccola, che possiamo incontrare in noi e fuori di noi è un ostacolo insormontabile per l'amore di Dio. Anzi, dice Paolo, proprio in queste situazioni, chi si fida di Dio e a Lui si affida è "super-vincitore"! [2]
In questo nostro tempo di super-eroi e super-uomini, che pretendono di stravincere con l'arroganza ed il potere, la proposta del Vangelo è la mitezza costruttiva e l'apertura alle ragioni dell'altro.

«Chi ci separerà dall'amore di Cristo?»

Per comprendere e vivere meglio questa Parola, può aiutarci il suggerimento di Chiara Lubich: «Certamente noi crediamo, o perlomeno diciamo di voler credere, all'amore di Dio. Tante volte, però […] la nostra fede non è così coraggiosa come dovrebbe essere. […] nei momenti della prova, come nelle malattie o nelle tentazioni. È molto facile che ci facciamo assalire dal dubbio: "Ma è proprio vero che Dio mi ama?". E invece no: non dobbiamo dubitare. Dobbiamo abbandonarci fiduciosamente, senza alcuna riserva, all'amore del Padre. Dobbiamo superare il buio ed il vuoto che possiamo provare abbracciando bene la croce. E buttarci poi ad amare Dio compiendo la sua volontà e ad amare il prossimo. Se così faremo, sperimenteremo assieme a Gesù la forza e la gioia della risurrezione. Toccheremo con mano quanto sia vero che, per chi crede e si abbandona al suo amore, tutto si trasforma: il negativo diventa positivo; la morte diventa sorgente di vita e dalle tenebre vedremo spuntare una meravigliosa luce» [3].

«Chi ci separerà dall'amore di Cristo?»

Anche nella cupa tragedia della guerra, chi continua a credere nell'amore di Dio apre spiragli di umanità: «Il nostro paese si trova in una guerra assurda, qui nei Balcani. Nella mia squadriglia venivano anche i soldati della prima linea del fronte, con tanti traumi dentro perché vedevano parenti ed amici morire davanti ai loro occhi. Non potevo fare altro che amarli uno per uno per quanto potevo. Nei rarissimi momenti di sosta, cercavo di parlare con loro di tante cose che un uomo ha dentro in quelle circostanze, ma siamo arrivati a parlare anche di Dio, perché tanti di loro non credevano. In uno di questi momenti di ascolto, ho proposto di chiamare un sacerdote per celebrare la Messa. Tutti hanno accettato e alcuni si sono accostati alla confessione dopo vent'anni. Posso dire che Dio era lì con noi».

Letizia Magri

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[1] Rm 8, 31.
[2] Cf. Rm 8,37.
[3] C. Lubich, Parola di Vita agosto 1987, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5, Città Nuova, Roma, 2017) p. 393.


Fonte: Città Nuova n. 7/Luglio 2020

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