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sabato 14 settembre 2019

La Vita eterna che ci è donata


Esaltazione della Santa Croce

Il Signore Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui»
(Gv 3,13-17).

Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

C'è una necessità della croce nella vita di Gesù. Non perché il Padre abbia bisogno di vedere il sangue del Figlio per placarsi, come purtroppo si è pensato per lungo tempo, ma perché l'Amore sulla terra è sempre contraddetto, anche in modo violento.
Ma questa opposizione misteriosa diventa l'occasione propizia perché l'Amore possa esprimere tutta la sua potenza e grandezza.
Sulla Croce infatti l'Amore si mostra superiore a tutto ed abbraccia ogni cosa: il dolore sconfinato, la solitudine estrema, la morte. E tutto viene trasformato in Vita.


Una testimonianza dell'esperienza dell'Amore personale di Dio:
«Finita l'Università, ho cominciato la ricerca di un lavoro. L'ho trovato in un'agenzia di collocamento, ma mi pagavano in nero, senza assicurazione. Inoltre, mi chiedevano di mentire alle persone a cui telefonavo per sottrarle alla ditta in cui lavoravano: per me era totalmente immorale e contro i valori in cui credo! Così dopo un mese e mezzo ho deciso di licenziarmi. È stato molto difficile prendere questa decisione perché avevo veramente bisogno di lavorare, anche per poter aiutare economicamente la mia famiglia. Dopo tre settimane ho trovato impiego in un'altra ditta di post-produzione di film, con un contratto regolare. Passata qualche settimana mio padre ha avuto un ictus. È stato uno dei momenti più difficili della mia vita. La mia famiglia era scioccata e addolorata, e anch'io avevo spesso voglia di piangere, ma sentivo di non poterlo fare: dovevo stare su per aiutare gli altri familiari. Le spese per le cure in ospedale erano molto alte e tutti noi eravamo preoccupati non sapendo come poterle pagare. Abbiamo cominciato a pensare di chiedere soldi in prestito o di vendere qualcosa, ma poi ci siamo ricordati che l'assicurazione sanitaria del mio lavoro copriva anche le spese dei genitori, e così abbiamo potuto pagare completamente le cure.
È stata una profonda esperienza dell'Amore di Dio per me e uno sprone ad essere sempre pronto a "cercare prima il Regno di Dio", lasciando per Lui tutto ciò che gli è contrario». (N.V., India)

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