5a domenica del Tempo ordinario (C)
Isaia 16,1-2a.3-8 • Salmo 137 • 1 Corinzi 15,1-11 • Luca 5,1-11
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Appunti per l'omelia
Abbiamo faticato tutta la notte...
È la nostra obiezione di fronte alla proposta di Dio: ci sembra a volte un ordine insensato… non è l'ora adatta…
Gesù, e in lui il Padre, non attua il suo disegno di salvezza senza di noi, anche quando ci sembra di essere rivestiti di debolezza, di fragilità, di peccaminosità… "Sono un uomo dalle labbra impure…", ha obiettato Isaia quando sente la chiamata di Dio (Is 6,5). Ma Lui ci purifica e ci rende "abili" a testimoniare e trasmettere il suo messaggio.
Quando si scopre la propria indegnità, ci si deve scoraggiare? Isaia dice: "Eccomi, manda me" (Is 1,8).
Quindi la propria fragilità, i propri sbagli non sono ragione sufficiente per giustificare il "no" al servizio che lo Spirito, attraverso la comunità, affida ad ogni membro.
Sulla tua parola…
Come Isaia, Pietro fa un atto di fede, di estrema fiducia nelle parole del Maestro. Corre il rischio, sapendo bene che, in caso di insuccesso, si sarebbe esposto al ridicolo e alla presa in giro da parte dei colleghi: la logica umana direbbe di no; la logica divina dice di sì. E Pietro, magari ingenuamente, crede che la parola di Gesù può realizzarsi!
Nella fedeltà all'ascolto della sua parola, Gesù ci educa alla fiducia nella sua missione, a giocare la vita sulla sua parola: "Chi ascolta la mia parola… ha la luce della vita" (cf Gv 5,24); e non sui propri sentimenti o sulle proprie voglie.
Sarai pescatore di uomini…
Ecco la risposta di Gesù!
Nella Bibbia le acque del mare sono simbolo del potere del male, delle forze che portano alla morte. Il "pesce" che deve essere "tirato fuori" è l'umanità intera che rischia di venire inghiottita dallo stravolgimento dei valori: la violenza, l'odio, la guerra, la concorrenza senza scrupoli, la corruzione morale…
Essere pescatori di uomini significa che gli uomini devono essere "presi vivi", come il verbo greco usato da Luca (zogreo) vuole significare: cioè portati alla vita.
Gesù ci educa a guardare i problemi di fondo dell'uomo, a scoprire chi soffre interiormente, chi è lacerato da contraddizioni e bisognoso di conforto e di luce.
È un compito che è affidato a tutta la comunità cristiana, con i ruoli e i ministeri diversi che in essa sono espressione di "servizio", del servizio al Vangelo come logica di vita. Non siamo, infatti, chiamati a dire cose nostre, ma ad annunciare il vangelo tutto intero (cf 1Cor 15,1-11), che ha il suo punto chiave in Gesù morto e risorto, in una logica di "vita" che passa solo per l'amore.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Lasciarono tutto e lo seguirono (Lc 5,11)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)
Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (11/02/2013)
Sulla tua parola getterò le reti (Lc 5,5)
(vai al testo)
Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Al seguito di Gesù, mandati "al largo" (8/02/2013)
Commenti alla Parola:
• di Luigi Vari (VP 1.2016)
• di Marinella Perroni (VP 1.2013)
• di Claudio Arletti (VP 1.2010)
• di Enzo Bianchi
(Illustrazione di Giorgio Trevisan)
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