Riprendo dal secondo numero di questo'anno del trimestrale Unità nella carità, della Pia Società San Gaetano di Vicenza, Istituto religioso formato da preti e diaconi, questo articolo di don Luciano Bertelli, dove si parla del carisma di don Ottorino Zanon, fondatore della Pia Società San Gaetano.
Di particolare interesse il rapporto, nell'azione pastorale, di questi due ministeri, quello del prete e quello del diacono: «due ministeri vissuti insieme nell'unità, a servizio della spiritualizzazione della comunità (prete) e delle realtà umane (diacono)».
«Preti e Diaconi che vivono e lavorano insieme nell'unità nella carità, come religiosi pastori nel servizio pastorale alle parrocchie, caratterizzato dalla scelta di partire dagli ultimi e dall'attenzione al mondo del lavoro».
È un modello di vita per ogni realtà presbiterale e diaconale, che opera nelle comunità parrocchiali, dove non di rado si lamentano incomprensioni tra diacono e sacerdote.
Ecco l'articolo:
Al centro del carisma di don Ottorino ci sono indubbiamente i religiosi, preti e diaconi. Dio li chiama uno ad uno e insieme per una precisa missione pastorale. Sono preti e diaconi inseriti nelle parrocchie con uno stile pastorale nuovo: non aspetteranno che gli altri li vengano a cercare, ma essi si affretteranno in cerca di loro. Non saranno dei "tuttofare", ma saranno protesi a suscitare collaborazione tra i laici. In questo il diacono avrà un ruolo speciale. E così conclude don Ottorino nella sua relazione programmatica: «Fondata su questi rapporti sinceri ed intensi tra preti, diaconi e collaboratori laici, sulla valorizzazione di tutte le forze disponibili, la parrocchia diventerà una famiglia tutta impegnata "a manifestare Cristo con il fulgore della fede, della speranza e della carità" (LG 31)».
Nel cuore, dunque, della spinta rinnovatrice del carisma di don Ottorino ci sono i diaconi e i preti, che sono un anello chiave, ma anche il più necessitato di rinnovamento, della catena del suo progetto.
Per don Ottorino il prete è un uomo tutto di Dio, tutto dedito a Lui. Non è mai un distributore automatico di sacramenti, ma un cosciente collaboratore di Cristo, responsabile della comunicazione di grazia e di salvezza, che il Signore misteriosamente ha voluto, almeno in parte, legare all'opera, ma anche alle disposizioni, del sacerdote. È l'uomo di preghiera e l'educatore dei fedeli alla preghiera. È direttore di anime. È «spiritualizzatore della comunità».
I lineamenti del diacono secondo don Ottorino, invece, sono espressi dal concetto di «spiritualizzazione delle realtà umane. Egli opera a "fianco del sacerdote" e nello stesso tempo "a fianco del laico"».
È un legame profondo, secondo don Ottorino, che il diacono deve avere con i laici, perché il suo ministero è per sua natura stessa il più vicino alla loro vita, inserita com'è nelle più svariate realtà umane in cui essi sono chiamati a esprimere la loro vocazione e missione di testimonianza, la cui specificità è quella della "secolarità", come afferma il Vaticano II. Ma proprio per questo tipo di apostolato, don Ottorino sottolinea con particolare intensità la dimensione spirituale e spiritualizzatrice del diacono. Dice don Ottorino: «Se il prete deve essere unito a Dio, il diacono deve essere unito tre volte... deve avere una carica spirituale maggiore».
Inoltre, il quadro dei due pescatori (prete e diacono), che compiono la «pescagione evangelica» insieme, uniti nella carità, è l'icona più rappresentativa del nostro carisma, espressione sia della sua dimensione di comunione (unità nella carità), che della sua dimensione apostolica (l'apostolo deve dare). Il nostro è essenzialmente un carisma missionario, ma ha nel DNA fondazionale le parole di Gesù «Da questo sapranno che siete miei discepoli se avete amore gli uni per gli altri». L'unità deve essere l'anima di ogni missionarietà e ministerialità e deve realizzarsi innanzi tutto tra preti e diaconi, concepiti insieme nel carisma di don Ottorino. Esso, quindi, punta fondamentalmente a un rinnovamento dei ministri nella Chiesa. Ma don Ottorino sapeva bene che questo doveva avvenire all'interno di un vasto orizzonte di rinnovamento, dove si respirasse l'aria dell'«universale vocazione alla santità», affermata dal Vaticano II. Sono innumerevoli in don Ottorino i riferimenti nelle sue meditazioni, fatte ai suoi futuri preti e diaconi, alla santità di tanti papà e mamme, nonni e nonne, giovani, che nell'ordinarietà della vita della loro famiglia, del loro lavoro, nella fatica e nella gioia, sono nel mondo esempio di santità. Li indicava loro come modelli di vita cristiana vissuta.
Ecco perché ha sentito la necessità di coinvolgere nel suo progetto molti laici, che diverranno collaboratori importanti nel suo compito educativo: insegnanti, maestri di lavoro, benefattori. L'aggregazione, poi, avvenuta più tardi, delle "sorelle nella diaconia" e degli "amici di don Ottorino" alla realtà dei religiosi, preti e diaconi, formando insieme con loro la "Famiglia di don Ottorino", costituirà uno sviluppo importante del carisma di don Ottorino. Sono pensati come facenti parte di una unica realtà, che si ispira allo stesso carisma.
È un carisma, che pur con tante povertà e tante incorrispondenze sperimentate nella nostra storia e che anche oggi sperimentiamo, con questa sua auto comprensione di Famiglia, unita nelle diverse componenti delle sue vocazioni, continuerà ad essere un grande dono per la nostra Chiesa e per il mondo.
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