Ho letto sul libretto "Come il Padre.." (pensieri quotidiani sull'Anno sacerdotale) la pagina (7 settembre) dal titolo La nuova "famiglia" dei preti (di Toni Weber) dove è scritto, tra l'altro: «Come si può esigere dal sacerdote che lasci tutto: padre, madre, fratelli, campi... se non gli si offre una nuova famiglia, la vita di comunione fra i sacerdoti? Gesù non ha agito così!
Sì, ha chiesto ai suoi di lasciare tutto per seguirlo... ma contemporaneamente ha offerto e assicurato loro una vita a corpo, una nuova famiglia che arrivava fino alla comunione dei beni e che si attuava nella convivenza quotidiana con Lui. (...)
Urge far crescere questa comunione fraterna tra i sacerdoti…
Venendo a contatto con tanti sacerdoti, sentivo un'esigenza fortissima di aiutarli a trovare una casa, un posto dove vivere in famiglia».
Mi colpisce sempre quando viene ricordata l'importanza, per la vita di un ministro ordinato, prete o diacono, l'insistenza di uno stile di vita che manifesti l'essere comunitario del ministero.
Uno dei compiti della famiglia diaconale è proprio questo: essere punto di riferimento, anche umano, per i sacerdoti: quasi un calice che sappia accogliere con estrema delicatezza il sacerdote, come Maria…
Far casa con i sacerdoti… far casa ai sacerdoti…
Mi sembra un aspetto importantissimo della nostra vita di diaconi: sviluppare questa fraternità umana e soprannaturale che ci lega con vincoli, non di sangue, ma che nascono dall'amore di Dio.
Per i diaconi si insiste, nei documenti della Chiesa, sul fatto che essi sono «chiamati ad essere uomini di comunione e di servizio», dove è di «particolare importanza» «la capacità di relazione con gli altri» (Norme 67). Inoltre ai diaconi viene chiesto di «vivere nel vincolo della fraternità e della preghiera, impegnandosi nella collaborazione (reciproca), conducendo uno stile di vita che favorisca una generosa condivisione fraterna» (Direttorio 9). Ed ancora: «La comunione con i confratelli ordinati, presbiteri e diaconi, è un balsamo che sostiene e stimola la generosità del ministero»; con il dovere «alla collaborazione fraterna e alla condivisione spirituale» (Norme 76).
«Il diacono ricordi, pure, che la diaconia della carità conduce necessariamente a promuovere la comunione all'interno della Chiesa particolare… Favorisca, quindi, con impegno la fraternità, la cooperazione con i presbiteri e la sincera comunione con il Vescovo» (Direttorio 55).
Per i diaconi coniugati significa, tra l'altro, «irradiare la comunione familiare a tutta la Chiesa e la società» (Norme 68).
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