Già una prima telefonata mi aveva aggiornato, durante il viaggio, sulla tua grave situazione e del tuo desiderio di essere portato dall'ospedale a casa, perché volevi passare nell'intimità della tua famiglia gli ultimi tuoi istanti.
L'amico che mi aveva dato la notizia aveva aggiunto: "Lo affidiamo alla Madonna…".
È iniziato un silenzioso colloquio con te intervallato da preghiere ed "Ave Maria".
Ci eravamo visti l'ultima volta a febbraio, in giornate indimenticabili assieme a tanti sacerdoti e diaconi, in un clima spirituale altissimo, pur se segnato da particolari sofferenze.
Ho rivisto i momenti in cui alcuni anni fa abbiamo rafforzato la nostra amicizia, in cui abbiamo cominciato a comunicarci il nostro desiderio di dare a Dio tutto, tutto il tempo che avremmo avuto a disposizione. Ci eravamo ri-incontrati dopo quasi quarant'anni. Allora (erano gli anni 70), quando ci siamo conosciuti, in Sicilia, eravamo dei giovani desiderosi di spendere la nostra vita per un Ideale grande… quello dell'unità, quell'unità che Gesù ha chiesto al Padre. Poi la vita ci aveva fatti camminare ognuno per la sua strada. Ora, quasi per caso, ci siamo rivisti, ed eravamo ambedue diaconi, accomunati dall'unico Ideale. La tua "passione" per gli ultimi, per coloro che soffrono, per la "tua" gente, mi ha contagiato. Ti raccomandavo di non stancarti troppo e tu mi rispondevi semplicemente che Gesù non aveva dopo posare il capo… Volevi, fino alla fine, dare tutto!
Ad un cero punto, in questo colloquio con te, una profonda commozione mi invade e un nodo mi serra la gola… e penso e prego…
Cerco di non distrarmi nella guida, quando, dopo un po', un'altra telefonata mi comunica che eri appena partito…
Sicuramente in quegli istanti di profonda commozione la Madonna era venuta a prenderti e presentarti a Gesù, quel Gesù che hai sempre amato e riconosciuto negli ultimi, nei più piccoli, negli esclusi…
Mi hanno detto che uscendo dall'ospedale stavi cantando quella canzone dei nostri tempi giovanili: "Ama e capirai perché; ama: non resterà il dolor, troverai l'Amor!".
Grazie, Rocco, per quello che sei stato per me, per tutti noi…
Abbiamo scritto insieme qualcosa in questo blog, nella rubrica "Rocco racconta", ora continueremo questo nostro colloquio su un'altra "rete"; e sarà sempre più intenso, oltre il tempo e lo spazio…
Dall'intervento dell'11 giugno 2008 ("Manda me!"):
«Dammi, o Dio, di poter credere ancora, rafforza la mia fede. A volte sono stanco e sfinito e non vedo altro che tristezza! Soprattutto quando i media si mettono a parlare, a disquisire su cos'è la mafia ed ognuno dalla parte della pancia piena si mette a dire... Ma cosa c'è da dire davanti a tanti bambini innocenti? Che colpa hanno loro se i genitori si sono macchiati di crimini e li hanno relegati in situazioni di fame? Che colpa hanno, se la società è cieca e si nasconde dietro a un perbenismo che fa male e non riesce a vedere neppure al di là del proprio naso?
Dammi, Signore, tutti i poveri... Dammi tutti i perché... tutti i carcerati... dammi... e dove non posso arrivare… manda sempre me! Aspettami però un po', perché riprenda fiato e sappia ritornare subito da Te!
Ho bisogno d'incontrarti e l'ultimo caso è proprio disperato. Ma non è disperato il Tuo Grido, "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Anche se fatto duemila anni fa non l'hai emesso Tu in quel giovane disperato, senza casa, disoccupato, con il 416 bis? Ma che colpa hanno i 5 figli che gridano impauriti alla presenza dei vigili urbani? e perché dobbiamo togliere loro la casa, quando già lui è povero e non ha nulla? Perché? E ad entrare c'è un altro povero, forse ancora più povero...
Ma chi è il povero, il senza Dio... chi è? E perché questi non hanno avuto la possibilità di conoscerti? Forse, Signore, ti devo chiedere scusa, perché per troppo tempo sono stato fermo, chiuso nel mio io, non pensando che fuori di me c'erano fratelli che stavano ad aspettarti, che avevano bisogno d'incontrarti... ed io non ho fatto tutta la mia parte. Ti chiedo perdono, Signore, per l'amore che Tu mi hai donato e che io ho nascosto e non ho fatto vedere.
Certamente questo mio fratello adesso sta soffrendo perché forse anch'io ho le mie responsabilità. Pago anch'io per tutto quello che non ho fatto per loro; togli a me e da' a loro; da' soprattutto l'amore di cui necessitano. Chi colmerà il loro debito? Chi restituirà loro la pace, il lavoro, la sicurezza, l'amore? Perdonami, Signore! Ho bisogno veramente di cambiare il mio cuore!».
Non l'ho conosciuto personalmente, ma tu ce lo hai fatto conoscere bene. È entrato nella vita. Qui però ci mancherà.
RispondiEliminaPace e benedizione
Julo d.
Leggo e ti lascio solo un abbraccio.
RispondiEliminaRingraziandoti per aver condiviso con noi la conoscenza di questa persona speciale.
Di Rocco hanno detto che era un innamorato di Dio, un "pazzo" perché non si risparmiava, uno che ha amato veramente gli ultimi...
RispondiEliminaÈ un amico, un "cuore grande"; lo sento presente come non mai... ora è un continuo stare con lui e con Chi lui ora sta!
Mi unisco al tuo dolore, consapevole che Rocco ci precede nell'incontro con il Padre.
RispondiEliminaHai un bel blog, complimenti. Ti ho trovato da Paolo de Martino.
Ciao
Sono questi i momenti nei quali avverti che Dio c'è. Questa tua testimonianza mi tocca nel profondo e prego insieme a te...a voi tutti.
RispondiEliminaPadre Nostro...
vincenzo
Solo Gesù Cristo può salvare
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