Qualcuno si chinò lungamente su di me.
L'ombra non pesava sull'orlo delle sopracciglia.
Come luce colma di verde,
come il verde, ma senza sfumature,
un indicibile verde posato su gocce di sangue.
Questo dolce chinarsi, pieno di freschezza ed insieme di arsura
Che cala dentro di me, eppure mi resta sopra,
anche se passo poco lontano – proprio allora diviene fede e pienezza.
Questo dolce chinarsi, pieno di freschezza ed insieme di arsura è silenziosa reciprocità.
Chiuso in quella stretta – come ad una carezza sul volto
Dopo la quale vi è stupore e silenzio, silenzio senza parole
Senza nulla comprendere o bilanciare
In quel silenzio sento, sopra di me, il chinarsi di Dio.
Ho avuto modo di stargli fisicamente molto vicino nel 1990 quando ho avuto la fortuna di servire messa a Castelgandolfo. Che esperienza indimenticabile! Sono stato accanto a lui mentre si preparava a celebrare messa... un raccoglimento che ancora oggi mi è rimasto impresso. Uno dei più bei doni che il Signore mi abbia fatto!
RispondiEliminaSono andata a rileggere il tuo post dello scorso anno.
RispondiEliminaAnche io ero a Roma... in fila per andare a salutare un Padre!
Nella sua ultima udienza del mercoledì lo avevo sfiorato, in aula Paolo VI. E avevo detto: Tornerò a Roma per te.
Indimenticabili i sentimenti di quei giorni.
E la comunione che si respirava.
Un altro dei suoi grandi doni.
Un abbraccio, carissimo Luigi.
RispondiEliminaSì, Licia, ho visto quella tua foto... sto sfogliando piano piano tutto... Sto scoprendo il "tesoro" che è in te...
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