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sabato 13 agosto 2016

In Maria splende il nostro luminoso destino


Assunzione della B.V. Maria
Apocalisse 11,19;12,1-6.10 • Sal 44 • 1Corinzi 15,20-26 • Luca 1,39-56
(Visualizza i brani delle Letture)
(Vedi anche i brani delle Letture della Messa vespertina nella vigilia)

Appunti per l'omelia

La morte è stata inghiottita nella vittoria
Le grandi solennità e feste mariane lungo l'anno liturgico ci aiutano a comprendere la natura e la missione della Chiesa. In ognuna di queste ricorrenze noi contempliamo in Maria ciò che la Chiesa dovrebbe essere: sposa pura e immacolata per il suo Signore (Immacolata concezione), madre che genera Dio nel mondo per grazia dello Spirito (Maria madre di Dio), serva obbediente alla Parola (Annunciazione) ma anche sorella premurosa che soccorre chi è in difficoltà e vive lo scambio della fede (Visitazione)…
L'odierna solennità non si presta facilmente ad applicazioni morali. Nell'assunzione al cielo non vediamo ciò che la comunità cristiana deve essere, ma ciò che sarà per pura grazia di Dio. Non c'è infatti vita talmente virtuosa da meritare di diritto un simile destino di gloria. L'Immacolata concezione, madre di Dio, non poteva conoscere la corruzione del sepolcro, certo, ma questo ancora per un eccezionale dono dall'alto, consequenziale alla divina maternità.

Un segno grandioso apparve nel cielo
Oggi è molto difficile percepire la vita cristiana nella sua totalità, incluse la morte e la vita eterna. Sembrano verità lontane e inattuali. Tutto sembra consumarsi in questo orizzonte terreno, fino a quando l'età o la malattia non presentano davvero alla nostra coscienza il problema della finitudine umana.
La pasqua mariana, come potremmo chiamare l'assunzione della Vergine, presenta delle implicazioni precise per il nostro presente: ci offre l'unica prospettiva realmente accettabile, per un cristiano, da cui osservare i giorni che passano.

Tutte le generazioni mi chiameranno beata
Il testo evangelico, nell'inno del Magnificat, attribuisce a Maria una beatitudine senza confine nel tempo. La sua maternità ha realmente qualcosa di universale, patrimonio di chiunque, un giorno, sentendosi indegno di rivolgersi a Dio, alza gli occhi verso colei il cui manto si stende a coprire ogni dolore e ogni afflizione, senza distinzioni: Tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Ma c'è di più. Diversamente, rimarremmo ancora intrappolati dentro a un compimento solo mondano della promessa divina. La vicenda di Maria è invece entrata nell'eternità, tutta intera, in un modo che anticipa quello che può accadere per ciascuno di noi. Spesso crediamo erroneamente che la vita eterna inizi dopo la morte e che noi vi entreremo quando ci saremo presentati al cospetto di Dio. Se però così fosse, la vita eterna non sarebbe tale, avendo inizio con la nostra morte. Se è eterna deve essere da sempre, senza avere un principio. Non possiamo essere noi a entrare nell'eternità, ma deve essere l'eternità, che ci precede, a entrare nella nostra concreta esistenza storica.

In Cristo tutti riceveranno la vita
Ma già qui sulla terra la separazione non è netta. Sappiamo infatti che l'amore non avrà mai fine (1Cor 13,8). La vita eterna, cioè, consiste nell'amore pienamente realizzato e compiuto. Scrive san Giovanni nella sua prima lettera che, chi ama, è passato dalla morte alla vita (1Gv 3,14). Al contrario, il nostro percorso sembrerebbe andare dalla vita alla morte! Ma è l'amore che conferisce ai nostri atti e ai nostro gesti un valore eterno. Tutto quanto è avvolto dall'amore, come dalle bende che avvolsero il corpo di Cristo nel sepolcro, non può conoscere la fine. Se l'amore non avrà mai fine, ogni gesto d'amore, ogni oggetto che rendo strumento d'amore per Dio e i fratelli, sono già parte della vita eterna la quale entra nel nostro quotidiano salvando e permeando di sé tutto quanto è impregnato d'amore. Per questa ragione la speranza nell'eternità non sconfessa l'impegno e la dedizione, ma li consacra. Vivere protesi al futuro pieno di Dio non significa ignorare il fratello che domanda il mio aiuto qui, ora. Perché tutto l'amore che vivo qui, da subito, è già vita eterna. Ritroverò tutto l'amore che ho vissuto e tutto ciò che ho fatto con amore in paradiso. Non può conoscere la fine né la consumazione. Noi risorgeremo assieme a tutto ciò con cui abbiamo amato gli altri. Per questo le nostre relazioni non sono un passatempo di questa vita, ma il tessuto che costituirà la nostra esistenza definitiva. Non si tratta solo di ricevere il premio eterno. È molto di più. È la vita senza fine di Dio che colora i miei giorni e prende possesso dei frammenti più luminosi del mio agire.

Il Cantico di Maria si chiude con le parole «per sempre», ben oltre «tutte le generazioni». Il suo corpo, ossia tutto il suo quotidiano, è stato permeato dall'amore pasquale, invaso dall'eternità di Dio. Non lei è entrata nell'eternità. Ma l'eternità, che è da sempre, è entrata in lei. Per questo non ha conosciuto la corruzione del sepolcro. In lei splende il nostro luminoso destino.

(passi e spunto da "Ricordatevi come vi parlò" di Claudio Arletti)


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza)
già a suo tempo pubblicata
 Beata colei che ha creduto (Lc 1,45) (15/08/2015)
(vai al testo…)
 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente (Lc 1,49) (15/08/2014)
(vai al testo…)
 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente (Lc 1,49) (15/08/2013)
(vai al testo…)
 L'anima mia magnifica il Signore (Lc 1,46) (15/08/2012)
(vai al testo…)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
 Come Maria… (13/08/2015)
 La "cose grandi" compiute da Dio (14/08/2014)
 Gioia e gratitudine immensa (14/08/2013)
 La meraviglia del Cielo (14/08/2012)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2016)
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Giorgio Trevisan)

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