Riprendo l'approfondimento delle Opere di Misericordia attraverso le riflessioni di Enzo Bianchi, Priore di Bose, pubblicate su Vita Pastorale, cercando di "recuperare l'elementare grammatica dell'amore misericordioso di Dio".
Le opere di misericordia/8
Seppellire i morti
La tomba diventa un tramite tra noi e il defunto.
Il seppellimento e la tomba sono espressione della fede nella risurrezione
Dal modo di seppellire i morti si misura il livello di umanizzazione della società. E dice la qualità umana di una società e anche la qualità della fede nella risurrezione della carne.
È significativo che nel Credo, la professione di fede cristiana, si ricordi che Gesù «morì e fu sepolto» (cf 1Cor 15,3-4), dove questa seconda parte non indica solo un evento puntuale, conseguenza della morte, ma anche una precisa azione compiuta da alcuni discepoli di Gesù (cf Mc 15,46-47 e par.; Gv 19,40-42): egli non solo raggiunse la terra, nell'antro di una grotta, ma "fu sepolto". I vangeli attestano che anche Giovanni il Battista, una volta decapitato, fu posto in un sepolcro dai suoi discepoli (cf Mc 6,29; Mt 14,12).
In verità tutta la Bibbia dedica molta attenzione al seppellimento e alla tomba… Chi invece non viene sepolto appare come castigato da Dio, come un empio che non merita la sepoltura (cf Dt 28,26; Is 34,3; Ger 16,4-6; 25,33; Sal 79,2-3) […]
Rincresce che i cristiani abbiano accettato con tanta facilità, per ragioni di spazio (che manca, si dice) ed economiche (costa meno), la cremazione del corpo e spesso pratichino la dispersione delle ceneri del defunto in fiumi, mari, boschi... Sono forse senza colpa quanti, ignoranti e inconsapevoli, finiscono per dare ai loro cari la sorte degli empi.
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Nel Nuovo Testamento il seppellimento e la tomba sono anche espressione della fede nella risurrezione della carne, dei corpi dei credenti, oltre che onore e segno d'amore verso chi ha compiuto l'esodo da questa vita al Padre. Accompagnare il morto fino alla tomba è deporlo là dove, seppur andando in corruzione e ritornando a essere terra, ascolterà la voce del Signore che lo richiamerà alla vita eterna (cf Gv 5,25.28-29) e lo farà rivivere non come cadavere rianimato, non come terra ritornata a essere cenere, ma come corpo animato dalla vita dello Spirito Santo, vita eterna donata da Dio agli umani da lui creati e voluti quali figli. […]
Di fronte all'evento della separazione noi umani vogliamo affermare la forza della comunione vissuta e, sfidando la morte, osiamo sperare che tale comunione sarà ritrovata, perché non può andare perduta. Ciò che dà valore all'aver vissuto -lo sappiamo bene - è l'amore, la comunione: se questi fossero perduti per sempre, che senso avrebbe la vita? Ecco ciò che ispira l'azione del seppellire i morti, del porre un segno nello spazio, anche nel piccolo spazio della tomba, che una persona ha vissuto tra noi e che nella tomba vi sono i suoi resti; è un luogo che ce la ricorda, che diventa un tramite per continuare a dirle il nostro amore, la nostra cura, la nostra volontà che il legame continui, sebbene in forma diversa.
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Va riconosciuto che, tra tutte le azioni di misericordia corporale, la sepoltura dei morti è quella di cui meno ci si preoccupa; anzi, oggi è diventata quasi impossibile da viversi con consapevolezza e sentimenti umani. La compassione, la misericordia anche verso i morti appartengono a quelle «leggi non scritte e non mutabili» che emergono, o dovrebbero emergere, dal cuore di ogni persona e che richiedono per chi muore un luogo, il cimitero, in cui si dorme e si riposa; in cui, per la fede cristiana, c'è il segno di una vita che non può andare perduta e che al di là della morte riceve una nuova forma, quella della vita eterna. Dal modo di seppellire i morti si misura il livello di umanizzazione di una società o di una generazione umana, come affermava già Pericle. E quando così non avviene, ecco apparire le fosse comuni delle stragi e dei genocidi, le tombe violate dal fanatismo razzista, i corpi abbandonati perché non c'è più umanità. Sì, il modo in cui si muore e in cui si seppelliscono i morti dicono la qualità umana di una società e anche la qualità della fede nella risurrezione della carne.
Infine, non si dimentichi che anche questa azione di misericordia corporale causa un grande bene a chi la compie: lo porta a riflettere sull'interrogativo della morte, su ciò che la morte è come enigma/mistero per ciascuno; a misurare il proprio limite; a discernere ciò che è essenziale alla vita; a riflettere su cosa sono gli altri per noi; a misurare se il nostro amore dura finché l'altro ci è utile oppure se resta anche quando l'altro non c'è più. La fede cristiana ci rivela che, con il battesimo, siamo stati con-morti con Cristo e siamo stati con-sepolti con lui, per rinascere con lui nella risurrezione (cf Rm 6,3-5; Col 2,12). Siamo dunque stati con-sepolti con Cristo, e praticare questa azione verso gli altri è dire "amen" al nostro cammino con Gesù verso il Padre, Dio.
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(Nella foto: il piccolo cimitero di Armo (RC) che accoglie i 45 migranti morti nel canale di Sicilia, 3.6.2016)
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