22a domenica del T. O. (B)
Appunti per l'omelia
Dopo la parentesi di queste ultime domeniche che ci hanno accompagnato col capitolo VI del vangelo di Giovanni sul "pane di vita", la liturgia riprende la lettura continuata del vangelo di Marco.
La Parola di questa domenica ci invita a mettere a fuoco il nostro rapporto con Dio. La preoccupazione infatti di Gesù è rivolta a svelarci il segreto di un rapporto veramente "religioso" con Dio.
Secondo l'Antico Testamento (ed anche altre religioni) esiste uno spazio, un recinto "sacro", dove poter incontrare in modo speciale Dio. Al di fuori c'è lo spazio profano, dove ad esempio certi animali, certe malattie, certe persone (come i peccatori ed i pagani) "contaminano", rendono impuri e quindi non idonei ad entrare nello spazio sacro per partecipare al culto. Occorre quindi "purificarsi". E secondo alcune usanze, occorre per esempio lavarsi accuratamente le mani prima di prendere il pasto, considerato momento sacro, occorre fare le abluzioni dopo il ritorno dal mercato…
Gesù, con estrema decisione, intende isolare il "comandamento di Dio", dalle tradizioni umane nate per interpretarlo e che non di rado lo appesantiscono o sono in evidente contrasto con esso.
Gesù rifiuta la distinzione, fortemente radicata nelle tradizioni giudaiche, tra "puro" e "impuro", tra sfera religiosa separata in cui Dio è presente e lo incontri, e una sfera ordinaria, quotidiana, in cui Dio è praticamente assente.
Per Gesù, Dio lo incontri ovunque, dove vivi. Ti devi semmai purificare dal peccato che ti impedisce il rapporto vero con Lui.
Così, Gesù non abolisce soltanto la separazione tra sacro e profano, ma anche la divisione profonda, secondo la mentalità corrente, fra uomini puri e uomini impuri.
Imperativo rivolto anche a noi, oggi, che continuiamo ad erigere barriere, ad innalzare muri e steccati, a dividere le persone tra buone e cattive, tra amabili e non amabili…
Non sono le cose esterne all'uomo che possono renderlo impuro! Non è ciò che mangio o tocco ad impedirmi di entrare in rapporto con Dio. Ma è decisivo ciò che viene "dal di dentro, cioè dal cuore" (cf Mc 7,21). Ciò che l'uomo nella sua coscienza, nel suo intimo, pensa e decide, si traduce esternamente in un gesto che dall'intenzione interiore riceve come il suo marchio, la qualità di azione buona o cattiva. Ogni azione, infatti, nasce prima nel cuore, qui si "forma" prima di assumere una configurazione concreta all'esterno.
Per questo occorre porre la massima attenzione nel vigilare sulla "pulizia" del cuore. Quel cuore che è "puro" se è puntato interamente su Dio, attento alla sua volontà, che Gesù ha sintetizzato nell'amare Dio con tutto il cuore ed il prossimo come se stessi.
Proviamo ad esaminarci se ci accorgiamo se il nostro cristianesimo è di facciata e cerchiamo di non meritarci il rimprovero di Isaia riportato da Gesù: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me" (Mc 7,6).
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Questo popolo mi onora con le labbra (Mc 7,6)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)
Commenti alla Parola:
• di Marinella Perroni (VP 2012)
• di Claudio Arletti (VP 2009)
• di Enzo Bianchi
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