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venerdì 28 agosto 2009

Aderire alla Parola

30 agosto 2009 – 22a domenica del Tempo ordinario (B)

Parola da vivere

Mettete in pratica la parola
e non ascoltatela soltanto
(Gc 1,22)


La lettera di Giacomo, di cui in questa domenica iniziamo la lettura, è uno scritto nel quale troviamo l'insistenza sulla necessità di una fede operosa. La vera religione fatta di impegno vitale e non di parole è un tema fondamentale nella lettera di Giacomo. Il Vangelo infatti ha in sé questa esigenza imprescindibile: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Mt 7,21). Infatti, "mia madre e i miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 8,21).
La Parola ci è comunicata perché noi la traduciamo nella pratica della vita. E se noi l'accogliamo e la viviamo, scorre in noi la vita stessa di Dio, diventiamo la sua famiglia. Perché accogliere la Parola di Dio e lasciarla penetrare nella propria vita è innestarsi nella vita vera. Nel linguaggio biblico ascoltare significa aderire interamente, obbedire, adeguarsi a quanto Dio dice, con la fiducia di un bambino che si abbandona alle braccia della mamma e si lascia portare da lei. È un ascolto fatto più con il cuore che con le orecchie. Il buon uditore della Parola è colui che la mette in pratica. E tradurre nella pratica della vita la Parola è la risposta adeguata all'amore di Dio; è il nostro modo di riamare l'Amore. La conseguenza è che diventiamo anche noi parole vive, perché accogliere la Parola è accogliere Dio stesso che si comunica; è vivere della sua vita: fa essere Amore, come Dio è Amore.

Testimonianza di Parola vissuta


Alcuni giorni dopo l'inizio delle vacanze, Franz ed io, delusi, abbiamo constatato che eravamo partiti con programmi e aspettative diverse. Io volevo soprattutto riposarmi, rilassarmi e avere tempo per la famiglia, perché, dopo le vacanze, lui doveva star via per lavoro e a novembre sarebbe nato il nostro bambino. Franz invece voleva buttarsi in diverse attività.
Questi punti di vista così differenti ci avevano portato quasi ad interrompere le vacanze.
Ma poi abbiamo cominciato a capire che dovevamo accoglierci a vicenda, una volta si poteva riposare, la volta dopo fare una gita, un'altra volta uno di noi andava al parco giochi con nostra figlia mentre l'altro si riposava... Più ci ricordavamo di volerci bene, perdendo ciascuno le proprie aspettative, e più, a poco a poco, la tensione spariva. Alle fine avevamo l'impressione di riposare anche durante una gita e di non perdere nulla se riposavamo

(T.W., Germania)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

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