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domenica 9 agosto 2009

Di ritorno dal Convegno…


Di ritorno, io e mia moglie, dal XXII Convegno Nazionale della Comunità del Diaconato in Italia, che quest'anno si è svolto a San Giovanni Rotondo dal 3 al 6 agosto, portiamo nel cuore il sogno di una Chiesa in cammino, tutta protesa verso quel rinnovamento da tutti auspicato, oltre ogni apparente visibilità, in cui la comunione ne esprima la vera natura e missione.
Erano presenti circa 350 persone (tra diaconi, spose di diaconi, sacerdoti e laici, uomini e donne) di 16 regioni ecclesiastiche e 72 diocesi.
Non farò una cronistoria, cercherò piuttosto di cogliere quei momenti che per noi sono stati più significativi.
Alle volte ci si chiede dove sia la visibilità del diaconato. Non è pessimismo se si stenta a vederne i contorni. Nella Chiesa, come quella italiana, dove sono presenti quasi 3.500 diaconi, pare che non ci si accorga della loro presenza. Perché?

Abbiamo sentito prioritario affermare, nella vita e nella formazione dei diaconi, il primato dello Spirito, dove la formazione spirituale è l'elemento unificante di ogni altro aspetto, sia dottrinale che pastorale.
La vita cristiana è un mistero che è formato dal "futuro", e quindi è "attesa": un intervallo tra quello che Dio vuole ed "è già" e la nostra comprensione, in cui l'educazione a questo "sogno" ed allo "stupore" del suo progressivo svelarsi è essenziale per non lasciarsi catturare dal pragmatismo che soffoca la vita delle nostre comunità parrocchiali.
Ci siamo trovati immersi nella contemplazione di questa "attesa" e nello "stupore" per ciò che lo Spirito ci faceva intuire di una Chiesa tutta protesa verso la fraternità, in cui si accoglie la Parola, si sperimenta di essere una cosa sola nell'Eucaristia e ci si immerge nelle piaghe della società che attende la "luce" che viene dall'amore di Dio, di cui il diacono ne è segno sacramentale, anche se non esclusivo.

La cornice di San Giovanni Rotondo, con la presenza tangibile di Padre Pio, ha contribuito a dare al Convegno un tocco tutto particolare.
Personalmente ci ha impressionato il grande ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza". Ci sembrava un enorme altare, in cima al monte, da cui saliva al cielo l'incenso della sofferenza che all'interno era consumata, con quel senso di sacro che lo distingueva da un normale ospedale.
Il santuario e la nuova chiesa, con quella enorme spianata, ci sembrava il luogo dell'accoglienza di folle in cerca di sollievo fisico e spirituale.
Ci ha fatto cogliere, in questo contesto, il desiderio di tutte quelle persone che incontriamo nella vita e che hanno bisogno di sperimentare la speranza e l'amore.
Ne scaturiva una visione di un ministero, quello del diacono, per nulla clericale. La presenza poi delle spose contribuiva ad evitare questa chiusura clericale che tarpa le ali a quella profezia di cui il diacono è portatore in seno alla chiesa e alla società, in quella dimensione tipicamente familiare che siamo chiamati ad incarnare.

La tavola rotonda, cui hanno partecipato anche Laura Corradini, Montserrat Martinez e Marie-François Mancient-Hanquez, spose di un diacono italiano, spagnolo e francese, ci hanno introdotto nella visione di una famiglia, quella del diacono, tutta al servizio della chiesa, non tanto per quello che "fa" ma per quello che "è", approfondendo la dimensione del Matrimonio e del Diaconato in una Chiesa di Comunione.




Ha chiuso questo Convegno, che ricordiamo come il più bello a cui abbiamo partecipato, l'intervento di Padre Raniero Cantalamessa, con il suo tema sulla spiritualità biblica nel ministero diaconale. Ci ha fatto innamorare del nostro diaconato, dove ci ha mostrato, come lui sa fare, il volto di Gesù, "il primo diacono", col suo concreto, umano-divino, "essere diacono" che "discende" nell'umanità, annullandosi in essa, riempiendola, con la sua vita, della consolazione dello Spirito.

Siamo partiti da San Giovanni Rotondo con nell'anima la consapevolezza di aver usufruito (ci dispiace per quelli che non ci sono venuti) e di essere stati immersi in una vera grazia che ci ha dato gioia, forza, speranza, pazienza nell'attesa del "nuovo" di Dio per la sua Chiesa... Dire che Dio è "grande" è troppo riduttivo! Abbiamo sperimentato come veramente lo Spirito Santo sia all'opera oltre le nostre aspettative e dove Lui vuole!










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