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venerdì 17 aprile 2009

La nostra Pace

19 aprile 2009 – 2adomenica di Pasqua (B)

Parola da vivere

Gesù venne e si presentò in mezzo a loro,
e disse: "Pace a voi"
(Gv 20,19)

Per l'Antico Testamento la pace è lo stato di benessere di chi vive in armonia con gli altri, con sé stesso, con la natura e con Dio.
Nel Nuovo Testamento la pace è personalizzata in Cristo stesso, "nostra pace" (Ef 2,11). Gesù con la pace non ci dà un dono, ci dà se stesso. Nel giorno di Pasqua vuole confermarci: "Eccomi, sono qui con voi fino alla fine dei tempi".
Come Cristo è nostra pace? Donandoci lo Spirito Santo, l'amore del Padre che ci trasforma in comunità, ci fa provare la vita della Trinità sulla terra.
Gli Atti degli Apostoli ci presentano il modello trinitario della vita dei cristiani che si riuniscono nel nome di Gesù: erano un cuor solo e un'anima sola. La comunione nello Spirito rende conseguente anche la comunione dei beni: ogni cosa era tra loro in comune. Nessuno era bisognoso, Nell'Eucaristia i primi cristiani trovano la forza di testimoniare con l'amore fraterno e reciproco Cristo risorto. Con la comunione nella Parola si purificano dall'egoismo umano, passano dalla Babele della confusione alla Pentecoste di un'unica lingua: l'amore.
Gli Atti degli Apostoli ci presentano il modello trinitario della vita dei cristiani che si riuniscono nel nome di Gesù: erano un cuor solo e un'anima sola. La comunione nello Spirito rende conseguente anche la comunione dei beni: ogni cosa era tra loro in comune. Nessuno era bisognoso, Nell'Eucaristia i primi cristiani trovano la forza di testimoniare con l'amore fraterno e reciproco Cristo risorto. Con la comunione nella Parola si purificano dall'egoismo umano, passano dalla Babele della confusione alla Pentecoste di un'unica lingua: l'amore.
Veramente Cristo può essere la pace per tutti, il nuovo stile di vita, la nuova cultura che trasforma le spade in vomeri.
Se la sua sarà la nostra vita, tutto questo è possibile.

Testimonianza di Parola vissuta

All'inizio del mese ho ricevuto una lettera da casa nostra, all'interno del Paese. Mi dicevano che mia moglie era caduta gravemente ammalata: soffriva tanto e aveva bisogno di medicine. In quel momento disponevo di pochissimi soldi e quelle medicine erano molto costose. Non sapevo cosa fare, ma nonostante tutto speravo che la provvidenza di Dio ci avrebbe aiutato.
Proprio in questo momento ho incontrato una persona di mia conoscenza che mi chiedeva un po' di soldi per poter mangiare. Sentivo che non potevo dargli nemmeno 100 franchi, perché mi mancava ciò che mi occorreva per le medicine di mia moglie. D'altra parte conoscevo bene questa persona e sapevo che impiegava tanto tempo a restituire i debiti!
Immediatamente, però, mi sono ricordato della Parola del Vangelo che diceva: "Al di sopra di tutto poi, vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione" (Col 3,14).
Allora ho capito che prima di pensare al mio problema, dovevo pensare a questa persona, fidandomi di Dio per il resto. Così gli ho chiesto quanto gli serviva. Era una somma piccola. Ho pensato che non gli sarebbe bastata e, dunque, gli ho dato più di ciò che mi ha chiesto, pensando a ciò che serve a me quando ho fame.
Dio mi ha dato subito la risposta: i soldi che mi servivano per le medicine mi sono arrivati all'improvviso da qualcuno, senza cercarli!
Tre giorni dopo ero di nuovo senza soldi e questa volta avevo bisogno io di comperarmi qualcosa da mangiare, ed ecco che vedo arrivare la persona alla quale avevo prestato qualcosa. Veniva a ringraziarmi e a restituirmi i soldi. Sono stato molto contento, ma la cosa più bella è che il nostro rapporto è completamente cambiato.
(E.N., Burundi)
(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)


4 commenti:

  1. Grazie di questi spunti di riflessione... domenica sarà anche il compleanno di mia figlia (8 anni) un vero dono del Signore! E' proprio vero che il lui c'è pace vera! Buon fine settimana!

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  2. Grazie a te, Paolo! ...e tantissimi auguri anche per la vostra figliola. Bello! Mi ricorderò in modo particolare di voi, dato che proprio domenica festeggerò anche l'anniversario della mia ordinazione diaconale (20/4). Insieme possiamo lodare il Signore e "fargli festa" per il suo stare in mezzo a noi.

    PS: Seguo con molto interesse i tuoi interventi sul tuo blog, anche se non sempre ti lascio un commento.

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  3. Passo a far festa con voi perchè oggi - 19 aprile - è l'anniversario del matrimonio dei miei genitori.
    E, anche se papà non c'è più, rimane una data da onorare.
    Il Vangelo di questa domenica, poi, è uno dei miei preferiti... uno di quelli che ogni tanto mi canticchio.
    Forse perchè dopotutto un po' Tommaso mi ci sento.
    Perchè, caro Gigi, sono vere le parole del nostro cantautore friulano Zampa:
    San Tomas, San Tomas,
    plui lu pensi plui mi plas...
    Mi plas parcè c'al ere
    un omp a e me maniere
    al'ere il spieli plui perfet
    de nestre grande umanitat
    c'al vei fat ben, c'al vei fat mal
    la so e iere realtat...
    Mandi e a prest cjatasi!

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  4. Grazie, Licia, per la tua vicinanza e per quelle parole così vere della canzone.
    Sì, noi assomigliamo molto a Tommaso, perché esprime veramente il carico della nostra umanità.
    Molto spesso lo si rappresenta nell'atto di mettere il dito… Ma il vangelo di oggi, in verità, mi fa vedere un Tommaso tutto particolare, vicino non solo nel dubbio, ma soprattutto nell'abbandono della sua fede.
    Tommaso non mette la mano da nessuna parte… dal suo cuore esce invece la sua professione di fede: "Mio Signore e mio Dio!". Mi immagino la scena. Folgorato dalla luce amorosa del Crocifisso-Risorto, non si batte il petto, non fa gesti inconsulti di "devozione narcisista"; si butta a terra in un atto di fede che dice tutto il suo amore, un amore umanissimo, ma illuminato dalla grazia.
    Che tutti gli altri dieci fossero nella condizione dubbiosa di Tommaso è fuor di dubbio: credono per un dono dall’Alto. Come tutti d'altronde!
    Io penso che non dobbiamo tanto sforzarci di "dimostrare" Gesù (dato che non lo vediamo); dovremmo piuttosto "mostrarlo". Mostrarlo con la nostra vita, con il nostro amore verso tutti.
    Mi riempie il cuore il solo pensiero che possiamo trasmette la "buona nuova" vivendo, essendo. Veramente è lo Spirito che ci spinge a testimoniare con la nostra vita che la Risurrezione è il fondamento della nostra vita, della Vita. Forse, poi, riesco anche a "dire" qualcosa ed essere non solo credibile, ma essere canale che trasmette la Vita.

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