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venerdì 17 luglio 2020

Valorizzare l'energia di bene nascosta


16a domenica del Tempo ordinario (A)
Sapienza 12,13.16-19 • Salmo 85 • Romani 8,26-27 • Matteo 13,24-43
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Appunti per l'omelia

Anche in questa domenica ascoltiamo alcune parabole raccontate da Gesù: quella del buon grano e della zizzania, del granellino di senapa e del lievito. L'intento di queste parabole è farci conoscere "i misteri del regno".
Alla parabola del buon grano e della zizzania Gesù dedica alla fine un'ampia spiegazione, in privato ai suoi. L'attenzione è rivolta alla presenza degli ostacoli e al comportamento concreto da tenersi verso questi ostacoli.
Un uomo semina nel suo campo del buon seme. Ma mentre tutti dormono il suo nemico viene a seminare in mezzo al grano la zizzania: quando dunque la messe porta frutto ecco apparire, inestricabilmente mescolati, il buon grano e la zizzania. Allora alcuni servi zelanti si offrono di estirpare la zizzania, ma il padrone si oppone: «No, perché non accada che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura». Solo allora il padrone darà ordine di separare il grano dalla zizzania, raccogliendo il primo nel granaio e bruciando l'altra: solo allora e solo lui, il Signore, farà questa azione di separazione; non prima e non noi, suoi servi!
Gesù nel raccontare questa parabola vuole invitarci a porre attenzione sul presente: "Lasciate che l'uno e l'altra crescano insieme". Ci invita ad entrare nelle ragioni del "padrone", il quale esclude per il momento ogni intervento radicale, ma rimanda al tempo della mietitura.
Se il Vangelo di Gesù viene rifiutato, se il male in tante forme imperversa, tutto ciò è opera del "nemico". Il realismo evangelico vieta ogni lettura ingenua della società e della storia. In tutto il tempo che intercorre tra l'annuncio del Vangelo e il giorno del giudizio finale, nell'umanità coesistono e si intrecciano bene e male, credenti e non credenti, senza una linea di netta separazione. Questa situazione, che crea in tanti la smania di epurare il male e i presunti cattivi, non sfugge al Padrone: Egli sa per certo che la messe non sarà compromessa, il male non avrà la meglio.
Allora, in questo tempo occorre lottare contro la tentazione, sempre ricorrente in varie forme, di voler creare un popolo puro (e una razza pura), una comunità di "perfetti".
Invece, questo è il tempo della crescita di ciò che è seminato, il Vangelo e il Regno di Dio, perché questo è il tempo della "missione".
E ciò richiede non soltanto di esercitare la pazienza, ma di porsi con tutti in un atteggiamento umile e benevolo, escludendo ogni condanna perentoria. Nel tempo della crescita la differenza tra il grano e la zizzania non è evidente e può accadere che chi appare zizzania sia invece grano ed anzi che, per grazia di Dio, la zizzania diventi grano. Inoltre, i discepoli, superando ogni falsa sicurezza, dovranno cercare di vigilare su loro stessi. Ciascuno di noi deve ripetersi: Che cosa sono io? grano o zizzania? che cosa posso diventare?
La parabola spinge a rimanere fiduciosi nella situazione di "mescolanza": sperare nel futuro del seme buono, riconoscere la presenza del bene anche là dove sembra dominare il male, investire ostinatamente sulla potenza dell'amore che non si stanca di dialogare, sicuri che questa strategia può trasformare l'umanità.

Allora, guardando ad oggi, al tempo della pandemia, possiamo chiederci: cosa ho imparato da questi mesi difficili, nel guardarci, dentro e attorno? È scattato un "di più". I cattivi sono diventati più cattivi: per loro tempo propizio per accentuare usura, violenza, organizzazione malavitosa, egoismo.
I buoni sono diventati più buoni: si è attivata una inaspettata attenzione a chi è nel bisogno, con generosità e altruismo, creando una fitta rete di aiuto. Abbiamo anche scoperto, con gioia, che sono molto più numerosi i buoni dei cattivi. E tutto senza falsi manicheismi, perché il confine tra buono e cattivo passa nel cuore di ogni persona.
La calamità non rende automaticamente più buoni. Quando il libro dell'Apocalisse descrive le grandi catastrofi che hanno colpito l'umanità, dice che essa non si convertì dagli omicidi, stregonerie, ruberie, anzi, «gli uomini bestemmiarono Dio a causa dei flagelli».
Ad essere più "buoni" occorre imparare da quanto abbiamo vissuto. E cioè a coltivare l'interiorità, con ritmi più distesi, meno frenetici, perché ogni azione, per essere efficace, deve scaturire dal silenzio, dall'ascolto di "quella voce" che parla dentro.
A dedicarsi alle relazioni, superando la diffidenza nata in questo periodo, nella consapevolezza che la vita si realizza solo in un amore che si apre alla comunione e al dono di sé.
A farsi vicini e rendersi responsabili, in maniera fattiva e creativa, verso chi è in difficoltà e non soltanto economica; a rendere essenziali i consumi, scoprendo la ricchezza della sobrietà.
"Andrà tutto bene", si è ripetuto con uno slogan pieno di ottimismo. Forse sarebbe più opportuno il detto che san Paolo suggeriva ai Romani: «Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio», passando dall'ottimismo alla speranza.

Il Regno dei Cieli è una potenza divina prodigiosa, dagli esiti imprevedibilmente grandi, come possiamo cogliere anche dalla parabola del granello di senape. Qui l'accento non è messo sulla piccolezza del seme, ma sull'effetto prodigioso che esso produce una volta seminato. Così è del Regno dei Cieli che è messo in atto da un piccolo gesto spesso nascosto, dal dono della propria vita.
Ed anche la parabola del lievito mescolato in tre misure di farina, esprime un altro aspetto dell'agire di Dio nella storia. Senza confondersi con la massa, il lievito agisce su di essa dal di dentro, all'interno dell'umanità stessa. Per questo il giudizio sulle persone permane difficile, perché non si può valutare appieno questa invisibile forza interiore che è la forza dello Spirito.

In conclusione: allora, nessun fanatismo, nessuna intolleranza. Impariamo piuttosto da Dio che spia ogni mossa di possibile ripresa e «concede dopo i peccati la possibilità di pentirsi» (I lettura). E confidiamo nella potenza dello «Spirito che viene in aiuto alla nostra debolezza … e intercede per i credenti secondo i disegni di Dio» (II lettura).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Un uomo ha seminato del buon seme nel suo campo (Mt 13,24)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Lasciare che la zizzania e il grano crescano insieme (Mt 13,30) - (23/07/2017)
(vai al testo)
 Il regno dei cieli è simile al lievito (Mt 13,33) - (20/07/2014)
(vai al testo)
 Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza (Rm 8,26) - (17/07/2011)
(vai al testo)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Preoccuparsi non della zizzania, ma di avere un amore grande per la vita (21/07/2017)
  Non siamo una comunità di perfetti (18/07/2014)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 7.2020)
  di Cettina Militello (VP 6.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 6.2014)
  di Marinella Perroni (VP 6.2011)
  di Enzo Bianchi


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