34a domenica del Tempo Ordinario (B)
Daniele 7,13-14 • Salmo 92 • Apocalisse 1,5-8 • Giovanni 18,33-37
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Appunti per l'omelia
Le letture illustrano alcuni aspetti della regalità di Gesù, con caratteristiche tutte proprie e singolari.
Il mio regno non è di questo mondo
Il regno di Gesù, che si richiama al "regno di Dio" (Il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo), non è un regno politico e civile, come Pilato poteva pensare e temere. Non ha eserciti, se non uno stuolo di "discepoli".
Si può ricollegare all'espressione della seconda lettura «Ha fatto di noi un regno di sacerdoti». I membri di questo regno non sono né soldati, né schiavi, né sudditi ma sacerdoti, chiamati a trasformare la loro vita in un atto continuato di lode al Padre e di servizio ai fratelli. Da riscoprire, in questa luce, l'espressione della seconda preghiera eucaristica: «Ti ringraziamo per averci ammessi alla tua presenza a compiere il nostro servizio sacerdotale».
Gesù non cerca sudditi rassegnati, ma amici e discepoli che condividono la sua causa.
Tu lo dici: io sono re
Gesù precisa lo stile della sua regalità: non uccide nessuno, va lui a morire; non comanda sugli altri, per primo obbedisce al Padre; non si allea con i grandi, si mette dalla parte degli umili. Per lui, grande è colui che serve: «Se io, il Signore e Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri».
La seconda lettura definisce Gesù "il testimone fedele": con la sua parola, con la sua vita e la sua morte ha rivelato e testimoniato Dio come Padre, come Amore. La sudditanza richiede l'ossequio e il timore, mentre l'amore scaccia la paura.
Per rendere testimonianza alla verità
La verità, nel vangelo di Giovanni, è la rivelazione definitiva dell'amore di Dio per gli uomini che Gesù porta e si identifica con lui: «Io sono la verità». In questo senso verità è colui del quale ci si può fidare.
Ne discende lo stile di vita del discepolo, espresso in diversi modi di dire: fare la verità, camminare nella verità, lo spirito della verità, la verità vi farà liberi. Tutti sottolineano che solo chi conduce una vita conforme al Vangelo è come Gesù, vero e libero: «Chi ascolta la mia parola conoscerà la verità, e la verità vi farà liberi!».
La seconda lettura definisce ancora Gesù "colui che ci ama", "colui che ci ha liberati dai nostri peccati". È un re che non vive per sé, ma per "testimoniare" una realtà che è vita per i "suoi".
È un incredibile gesto d'amore, che si rinnova in ogni eucaristia: «Questo è il mio sangue, versato per voi e per tutti per la remissione dei peccati».
Sulla croce Pilato farà inchiodare la scritta INRI, Gesù Nazareno re dei Giudei: attraverso la croce Gesù diventa il re messianico e tale avvenimento deve essere annunciato a tutto il mondo (la scritta è in tre lingue: ebraico, greco e latino).
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Tu lo dici: io sono re (Gv 18,37)
(vai al testo…)
PDF formato A4, stampa f/r per A5:
Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
• Sono venuto… per dare testimonianza alla verità (Gv 18,37) - (22/11/2015)
(vai al testo…)
• Il mio regno non è di questo mondo (Gv 18,36) - (25/11/2012)
(vai al testo…)
• La santità si addice alla tua casa (Sal 92,5) - (20/11/2009)
(vai al post "Quale regno…")
Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
• La regalità di Cristo, pienezza di umanità (20/11/2015)
• Il vero Re, colui che serve e muore per amore (23/11/2012)
Commenti alla Parola:
• di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2018)
• di Luigi Vari (VP 9.2015)
• di Marinella Perroni (VP 9.2012)
• di Claudio Arletti (VP 9.2009)
• di Enzo Bianchi
• di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
(Illustrazione di Honoré Daumier, "Ecce homo")
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