2a domenica del Tempo ordinario (A)
Isaia 49,3.5-6 • Salmo 39 • 1 Corinzi 1,1-3 • Giovanni 1,29-34
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Appunti per l'omelia
Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: Ecco l'agnello di Dio...
Ecco l'Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo. Parole diventate così consuete nelle nostre liturgie che quasi non sentiamo più il loro significato.
Un agnello non può fare paura, non ha nessun potere, è inerme, rappresenta il Dio mite e umile. E se ti incute paura, stai sicuro che non è il Dio vero.
Ecco l'agnello che toglie il peccato del mondo, che rende più vera la vita di tutti attraverso lo scandalo della mitezza.
Gesù-agnello, identificato con l'animale dei sacrifici, introduce qualcosa che capovolge e rivoluziona il volto di Dio: il Signore non chiede più sacrifici all'uomo, ma sacrifica se stesso; non pretende la tua vita, offre la sua vita; non spezza nessuno, spezza se stesso; non prende niente, dona tutto.
Io non lo conoscevo…
Qual è il volto di Dio che ci portiamo nel cuore? È come uno specchio e guardandolo capiamo qual è il nostro volto. Questo specchio va ripulito ogni giorno, alla luce della vita di Gesù. Perché se ci sbagliamo su Dio, poi ci sbagliamo su tutto, sulla vita e sulla morte, sul bene e sul male, sulla storia e su noi stessi.
Ecco l'agnello che toglie il peccato del mondo
Non «i peccati», al plurale, ma «il peccato» al singolare; non i singoli atti sbagliati che continueranno a ferirci, ma una condizione, una struttura profonda della cultura umana, fatta di violenza e di accecamento, una logica distruttiva, di morte.
In una parola, il disamore: che ci minaccia tutti, che è assenza di amore, incapacità di amare bene, chiusure, fratture, vite spente. Gesù, che sapeva amare come nessuno, è il guaritore del disamore. Egli conclude la parabola del Buon Samaritano con parole di luce: fai questo e avrai la vita. Vuoi vivere davvero? Produci amore. Immettilo nel mondo, fallo scorrere... E diventerai anche tu un guaritore del disamore.
Noi, i discepoli, siamo coloro che seguono l'agnello, che viene immolato. Così il cristianesimo diventa immolazione, diminuzione, sofferenza.
Se capiamo che la vera imitazione di Gesù è amare quelli che lui amava, desiderare ciò che lui desiderava, rifiutare ciò che lui rifiutava, toccare quelli che lui toccava e come lui li toccava, con la sua delicatezza, concretezza, amorevolezza, e non avere paura, e non fare paura, e liberare dalla paura, allora sì lo seguiamo davvero, impegnati con lui a togliere via il peccato del mondo, a togliere respiro e terreno al male, ad opporci alla logica sbagliata del mondo, a guarirlo dal disamore che lo intristisce.
Ecco vi mando come agnelli... vi mando a togliere, con mitezza, il male: braccia aperte donate da Dio al mondo, braccia di un Dio agnello, inerme eppure più forte di ogni Erode.
(spunti da Ermes Ronchi)
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Ecco l'agnello di Dio (Gv 1,29)
(vai al testo…)
Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
• Ecco colui che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29) - (19/01/2014)
(vai al testo…)
• Ecco colui che toglie il peccato del mondo ( Gv 1,29) - (16/01/2011)
(vai al testo…)
Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Colui che toglie il peccato del mondo (17/01/2014)
Commenti alla Parola:
• di Cettina Militello (VP 11.2016)
• di Gianni Cavagnoli (VP 1.2014)
• di Marinella Perroni (VP 1.2011)
• di Enzo Bianchi
(Illustrazione di Stefano Pachì)
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