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giovedì 10 novembre 2016
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Mi succede spesso che mentre rifletto su un dato argomento, o leggo qualche articolo o discorso, mi viene spontaneo vedere il tutto con l’occhio della diaconia; cercare magari una sua applicazione al diaconato. Alle volte può risultare una forzatura, alle volte però è una vera scoperta che mi illumina.
Di questo tipo vorrei che fossero le riflessioni che cercherò di mettere in comune: pensieri sparsi, esperienze diverse… Continuare a riflettere sulla "nostra" identità, mi mantiene vivo e mi aiuta a non perdere mai di vista "chi sono" e "a che" sono stato chiamato.
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«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici».
(Gv 15,12-13)
[…]
«Da questo conosceranno...»
Mi ha fatto sempre impressione: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). «Se avrete amore...». E dunque quando manca questo elemento nel cuore, nell'anima... non conosceranno. Quante volte ci lasciamo prendere da tante cose, anche belle, ma tutto ciò facciamo senza aver amore verso chi vive accanto a noi!
Eppure questo, e questo solo, è il cristianesimo, e sottolineare questo è la rivoluzione che noi cristiani dobbiamo portare.
Unità di pensiero
Un ulteriore effetto dell'amore reciproco vissuto con radicalità è l'unità di pensiero. L'amore reciproco porta, infatti, non solo a un sol cuore, ma ad una sola mente.
Essere «un'anima sola» consiste nell'avere un medesimo modo di sentire, un solo modo di pensare, che è quello di Gesù. Se si è incorporati in Cristo, se si è Lui, avere divisioni, pensieri contrastanti, è dividere Cristo.
L'amore reciproco fra i primi cristiani, che porta a un solo pensiero, non era solo un consiglio, ma una vera accorata richiesta. Paolo scriveva: «Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano tra voi divisioni, ma siate perfetti nello stesso pensiero e negli stessi intenti» (1Cor 1,10).
Naturalmente questa concordia si otteneva e si ottiene anche ora, mediante la comunione. Occorre quell'amore scambievole che fa scaturire in mezzo a noi la presenza di Gesù (cf. Mt 18,20).
Se, però, per avere l'unità di pensiero tra i primi cristiani ci fosse stato il pericolo di rompere la concordia, veniva consigliato di cedere le proprie idee purché la carità fosse mantenuta. Paolo scriveva ai romani: «Accogliete tra voi chi è debole nella fede, ma non per discuterne le opinioni» (Rm 14,1). Egli non voleva che per una cosa di poco conto, per un diverso modo di ragionare, venisse a mancare la carità. Una delle qualità infatti che Paolo sottolinea per la carità reciproca, è la sopportazione.
Così avviene anche oggi: pur essendo, a volte, convinti che un dato modo di pensare è il migliore, il Signore ci suggerisce, pur di salvare la carità con tutti, che è meglio a volte cedere le proprie idee, è meglio il meno perfetto in accordo con gli altri, che il più perfetto in disaccordo. E questo piegarsi piuttosto che rompere è una delle caratteristiche, forse dolorose, ma anche più efficaci e benedette da Dio, che mantiene l'unità secondo il più autentico pensiero di Cristo, e di conseguenza ne sa apprezzare il valore.
Amore reciproco fra i cristiani
Occorre che anche le Chiese si amino a vicenda: «L'amore con il quale mi hai amato sia in essi - ha chiesto Gesù al Padre -, e io in loro» (Gv 17, 26).
E noi, purtroppo, abbiamo dimenticato il suo testamento, abbiamo scandalizzato, con le nostre divisioni, il mondo, al quale dovevamo annunciare Lui. E perciò ogni Chiesa nei secoli è, in certo modo, rimasta arroccata sulle proprie posizioni dottrinali, senza aperture o possibilità di incontro con le altre.
Ma è tempo, oggi, per ognuna delle nostre Chiese, di un supplemento di amore; occorre anzi che la cristianità intera venga invasa da una fiumana d'amore.
Amore e amore reciproco, dunque, fra le Chiese. Quell'amore che porta a mettere tutto in comune, rendendo ognuna dono per le altre, cosicché si possa prevedere nella Chiesa del futuro che la verità, una e una sola sarà espressa in varie maniere, osservata da varie angolazioni, abbellita da molte interpretazioni.
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