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giovedì 12 maggio 2016

Intervista sul diaconato a
 Mons. Lucio Soravito De Franceschi,
 Vescovo di Adria-Rovigo


Riprendo le interviste ai vescovi delle diocesi italiane sul diaconato permanente e i diaconi delle loro diocesi, pubblicate nella rivista L'Amico del Clero della F.A.C.I. (Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia).
Le interviste sono curate da Michele Bennardo.

Michele Bennardo, diacono permanente della diocesi di Susa, ha conseguito il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense. È professore di religione cattolica nella scuola pubblica e docente di Didattica delle competenze e di Didattica dell'Insegnamento della Religione Cattolica e Legislazione scolastica all'ISSR della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, Sezione parallela di Torino. È autore di numerosi testi e articoli e dal 2005 collabora con L'Amico del Clero.

Ho riportato le varie interviste nel mio sito di testi e documenti.

Nel numero 6 (giugno 2015) de L'Amico del Clero è pubblicata l'intervista a Mons. Lucio Soravito De Franceschi , Vescovo di Adria-Rovigo (vescovo emerito dal 23/12/2015).

Alla domanda "Come giudica per la Chiesa, in generale, e per la diocesi di Adria-Rovigo, in particolare, il ripristino del diaconato permanente?", mons. Soravito ha risposto: «Io ho apprezzato molto positivamente che la Chiesa, con il Concilio Vaticano II, abbia ripristinato il ministero ordinato del diaconato permanente. La Chiesa lungo il corso della storia si è ispirata alla parola di Gesù, per trovare adeguate risposte alle esigenze dei tempi. Dopo il Concilio Vaticano II, sospinta dall'urgenza dell'annuncio della Parola e del servizio della carità, ha ripreso l'istituzione del diaconato, ispirandosi all'insegnamento di Gesù, che «non è venuto per farsi servire, ma per servire» (Mt 20,28), e all'esempio degli apostoli.
Il diacono è un "segno" di Cristo, che vive in mezzo a noi "come colui che serve", come ci ha insegnato l'apostolo Paolo: «Cristo, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo e divenne simile agli uomini» (Fil 2,6-7).
Anche le Chiese del Triveneto, consapevoli di accogliere un dono dello Spirito, hanno avuto modo di sperimentare da alcuni decenni, con gioiosa gratitudine, la presenza del diaconato permanente. La diocesi di Adria-Rovigo ha potuto sperimentare la gioia dei primi diaconi permanenti solo cinque anni fa. Attualmente i diaconi permanenti in questa diocesi sono sei.
Il ripristino di questo servizio, auspicato dal Concilio Ecumenico Vaticano II (cf. Lumen Gentium, 29) e attuato successivamente nelle Chiese particolari, ha contribuito a maturare nelle nostre comunità una più intensa concezione "ministeriale" del cristiano e ha portato in esse la ricchezza di una specifica grazia sacramentale. Inoltre ha consentito di individuare delle linee comuni che, mentre attuano fedelmente le indicazioni anche recenti del Magistero, cercano di rispondere in modo concreto alla sensibilità e alle esigenze specifiche delle nostre comunità».

E alla domanda: "Quali iniziative ritiene si possano intraprendere, a livello di pastorale vocazionale diocesana, per incrementare il numero di diaconi permanenti?", ha risposto: «Per incrementare il numero dei diaconi permanenti, io ritengo che sia necessario parlare di questo servizio ministeriale negli incontri parrocchiali, vicariali e diocesani degli operatori pastorali, dei genitori e dei gruppi giovanili. La scarsa conoscenza che i fedeli hanno di questo ministero ordinato esige un forte impegno per far comprendere alle comunità cristiane cos'è veramente il diaconato. Tale comprensione potrà realizzarsi favorendo nelle nostre comunità la comunione come sinodalità e missionarietà».

Vai all'intervista…

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