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venerdì 18 settembre 2015

Capire di abbracciare Dio


25a domenica del Tempo ordinario (B)
Sapienza 2,12.17-20 • Salmo 53 • Giacomo 3,16-4,3 • Marco 9,30-37
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il Figlio dell'uomo viene consegnato…
I discepoli avevano discusso tra loro chi fosse il più grande

Gesù lungo la strada sta parlando di un argomento di estrema importanza, di qualcosa di vitale, sta raccontando ai dodici che tra poco sarà ucciso. È insieme con i suoi migliori amici, e loro invece di condividere il suo dramma parlano di carriere e di posti: chi è più grande tra noi? Sembrano totalmente disinteressati a lui e alla sua storia, presi dalle loro piccole storie.
Si può immaginare la stretta al cuore di Gesù! Un atteggiamento che tra uomini, tra amici, sarebbe imperdonabile e invece, ecco emergere in piena luce il suo geniale metodo creativo di gestire le relazioni: non giudica, non accusa, non rimprovera i suoi, non li ripudia né li rimanda a casa per questo. Ha capito che i dodici non sono uomini dal cuore vuoto o banale, hanno solo tanta paura di quella prospettiva di morte, tanta paura da rimuoverla perfino dai discorsi.

Chi vuol essere il primo… e, preso un bambino…
Gesù inventa una strategia per educarli a vincere la paura, li accompagna con forza e tenerezza dentro il suo sogno. Prima di tutto mette i discepoli, e noi con loro, sotto la luce di quella limpidissima e stravolgente affermazione: chi vuol essere il primo sia l'ultimo e il servo di tutti. Poi spiega questa parola inedita con un gesto inedito: prese un bambino, lo pose in mezzo, lo abbracciò e disse: chi accoglie uno di questi bambini accoglie me.
Tutto il Vangelo racchiuso in un abbraccio! Dio è così, come un abbraccio. È solo accoglienza e tenerezza.

Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me
Gesù si identifica con i piccoli. Lui è nei piccoli, negli ultimi, in coloro che sono in fondo alla fila. Lui sa bene che il mondo non sarà salvato dagli editti dei re o dalle decisioni dei potenti, non sarà mai il faraone a mandare liberi i suoi schiavi. Il mondo sarà salvo quando il servizio sarà il nome nuovo della civiltà (chi vuol essere il primo si faccia il servo di tutti) e nessuno sarà escluso. Questo, quando al centro di ogni progetto, della chiesa, della società, della famiglia, della comunità, saranno posti i piccoli, i poveri, i deboli. Quando, abbracciando loro, capiremo di abbracciare Dio.

Potessimo dire, come Gesù, ai nostri piccoli, a quelli che ci sono affidati: ti metto al centro della mia vita e ti abbraccio. Allora il sogno di Gesù dalla periferia del mondo arriverà a conquistare il centro della città dell'uomo.


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Il figlio dell'uomo viene consegnato (Mc 9,31)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa a/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (23/09/2012)
Se uno vuol essere il primo sia il servo di tutti (Mc 9,35)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Essere primo, essere ultimo (21/09/2012)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi


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