3a domenica di Quaresima (B)
Esodo 20,1-17•• Sal 18 • 1Corinzi 1,22-25 • Giovanni 2,13-25
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Appunti per l'omelia
Il vangelo afferma che Gesù risorto è il "nuovo tempio". Ci possono aiutare a comprenderlo le parole di Paolo nella seconda lettura: il Risorto è colui che è passato per la via della croce.
Al tempo dei Romani, la crocifissione implicava non solo torture, ma vergogna, fallimento personale, esclusione dalla società. Gesù vive nel suo cammino un crescendo di abbandoni:
* i discepoli dormono, poi fuggono;
* il popolo prima lo acclama, poi lo schernisce;
* i malfattori si aggiungono al coro;
* il cosmo stesso: "si fece buio su tutta la terra".
Con la sua passione, Gesù attraversa e fa proprio tutto il dramma dell'uomo: l'angoscia, il buio, fino al silenzio di Dio, l' "abbandono".
Eppure, dentro questa storia ce n'è un'altra: il rapporto che lega Gesù al Padre. Tutta la vita di Gesù è obbedienza al Padre, anche all'inizio della passione: «Abbà, non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36). Prega ancora Dio come l'unico dal quale può ricevere una risposta: «Dio mio, Dio mio…» (Mc 15,34). E a lui si abbandona: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46). Proprio nel momento più doloroso della sua vita, Gesù manifesta chi è: il "figlio".
In questa luce comprendiamo il comportamento di Gesù: «non fate della casa del Padre mio un mercato!». Il nuovo culto è «offrire la vostra esistenza come sacrificio a Dio gradito» (Rm 12,1); «non dimenticatevi della beneficenza e di condividere i vostri beni con gli altri, perché di tali sacrifici si compiace il Signore» (Eb 13,16); «religione pura è visitare gli orfani e le vedove nelle loro tribolazioni» (Gc 1,27).
Il "sacrificio" gradito al Padre è il dono della vita, sono le opere di amore, il servizio generoso prestato al fratello, specialmente il più povero, l'emarginato, colui che ha fame, che è nudo. Chi si china davanti al fratello per servirlo, compie un gesto sacerdotale. Unito a Gesù "tempio di Dio", fa salire al cielo il "profumo soave di un'offerta pura e santa".
Che senso hanno, allora, le solenni liturgie, le processioni, i pellegrinaggi, le preghiere comunitarie, le pratiche devozionali? Sono segni, in particolare i sacramenti, attraverso i quali il Padre ci comunica il suo Spirito e noi gli manifestiamo la gratitudine per questo dono (cfr. preghiera eucaristica: "per la comunione al corpo e al sangue del Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo").
L'errore è ritenere che l'esecuzione dei riti basti da solo a stabilire un buon rapporto col Padre e che la partecipazione a solenni celebrazioni possa sostituire le opere concrete d'amore.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Egli parlava del tempio del suo corpo (Gv 2,21)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa a/r per A5)
Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (11/03/2012)
Molti credettero nel suo nome (Gv 2,23)
(vai al testo)
Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Il nuovo tempio (9/03/2012)
Commenti alla Parola:
• di Luigi Vari (VP 2015)
• di Marinella Perroni (VP 2012)
• di Claudio Arletti (VP 2009)
• di Enzo Bianchi
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