Nella mia quotidiana azione pastorale nella "periferia" di una parrocchia dove il vescovo mi ha mandato, ho pensato molto a quanto papa Francesco ha detto, nei giorni scorsi, nelle rispettive udienze al Cammino Neocatecumenale ed al Movimento di Comunione e Liberazione. Mi sono state di sprone per un servizio che mi fa guardare oltre le mie azioni e la mia persona per rendermi conto che, annunciare con gioia il Vangelo di Gesù, è servire concretamente il prossimo, facendomi carico di ogni sua sofferenza e gioia.
«Prima ancora che con la parola - dice il papa ai membri convenuti per la missio ad gentes del Cammino Neocatecumenale - , è con la vostra testimonianza di vita che manifestate il cuore della rivelazione di Cristo: che Dio ama l'uomo fino a consegnarsi alla morte per lui e che è stato risuscitato dal Padre per darci la grazia di donare la nostra vita agli altri. Di questo grande messaggio il mondo di oggi ha estremo bisogno. Quanta solitudine, quanta sofferenza, quanta lontananza da Dio in tante periferie dell'Europa e dell'America e in tante città dell'Asia! Quanto bisogno ha l'uomo di oggi, in ogni latitudine, di sentire che Dio lo ama e che l'amore è possibile!».
È sempre presente la tentazione di ridurre l'azione pastorale ad «una semplice conservazione», mentre il papa ci sprona continuamente ad "uscire": «In diverse occasioni ho insistito sulla necessità che la Chiesa ha di passare da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria. Quante volte, nella Chiesa, abbiamo Gesù dentro e non lo lasciamo uscire… Quante volte! Questa è la cosa più importante da fare se non vogliamo che le acque ristagnino nella Chiesa».
Allora è essenziale tenere lo sguardo fisso su Gesù, in un rapporto continuo e rinnovato con Lui. Dice il papa al Movimento di Comunione e Liberazione: «Tutto, nella nostra vita, oggi come al tempo di Gesù, incomincia con un incontro. Un incontro con quest'Uomo, il falegname di Nazaret, un uomo come tutti e allo stesso tempo diverso. (…) E non si può capire questa dinamica dell'incontro che suscita lo stupore e l'adesione senza la misericordia. Solo chi è stato accarezzato dalla tenerezza della misericordia, conosce veramente il Signore. Il luogo privilegiato dell'incontro è la carezza della misericordia di Gesù Cristo verso il mio peccato. (…)
Il centro non è il carisma, il centro è uno solo, è Gesù, Gesù Cristo! Quando metto al centro il mio metodo spirituale, il mio cammino spirituale, il mio modo di attuarlo, io esco di strada. Tutta la spiritualità, tutti i carismi nella Chiesa devono essere "decentrati": al centro c'è solo il Signore!».
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