Domenica fra l'Ottava del Natale - Santa Famiglia (B)
• Genesi 15,1-6;21,1-3 • Sal 104 • Ebrei 11,8.11-12.17-19 • Luca 2,22-40
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Appunti per l'omelia
Nel prolungamento del Natale la Chiesa celebra la Santa Famiglia, la famiglia di Gesù, di Maria e di Giuseppe. Una famiglia religiosa, osservante della Legge di Dio, profondamente credente, come viene descritta dal vangelo.
Il brano di Luca (cf Lc 2,22-40) ci presenta Maria e Giuseppe che, in obbedienza alla Legge, compiono il rito della "presentazione" del primogenito al Tempio.
Nei brani biblici della Messa, inoltre, possiamo cogliere un parallelo fra due coppie credenti, due famiglie visitate da Dio in modo singolarissimo. Il brano della Genesi (cf Gen 15,1-6;21,1-3) e quello della lettera agli Ebrei (cf Eb 11,8.11-12.17-19) sottolineano la fede di Abramo e anche di Sara. Fede che è fidarsi di Dio e della sua parola, non dubitare che Egli realizzerà la sua promessa di dare loro un figlio con una numerosa discendenza. E ciò in condizioni che sembrano smentire clamorosamente tale fede: i genitori sono anziani e la madre sterile. Isacco, il figlio della promessa di Dio e della fede dei genitori, è annuncio e figura di Gesù, donato in modo ancor più miracoloso a Maria e allo sposo di lei, Giuseppe. Due storie, due esperienze familiari illuminate e spiegate dalla fede.
Il brano evangelico, nella sua conclusione, menziona il ritorno della famiglia «in Galilea, alla loro città di Nazaret». Un paese sconosciuto, mai nominato nell'Antico Testamento. Qui si svolge, nell'umile ritmo di una vita ordinaria, l'esistenza di una famiglia non benestante, ma di modeste condizioni, che viveva del lavoro quotidiano e alle prese con molteplici problemi. È l'esperienza di innumerevoli nuclei familiari, oggi, che con modalità diverse rivivono la condizione difficile di Maria, di Giuseppe e del Bambino. Ma l'apparente grigiore è rischiarato da una luce vivissima: «Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui». Lo sviluppo integrale del fanciullo all'interno di questa famiglia si snoda sotto lo sguardo compiacente di Dio ed è opera della sua "grazia", cioè del suo amore di predilezione.
Ciò che caratterizza, soprattutto, questa famiglia è la centralità di Gesù. È Lui che polarizza tutta l'attenzione e l'affetto di Maria e di Giuseppe. In questa famiglia uno dei tre è Dio stesso in mezzo a loro: Dio sotto il volto umano di un bambino che essi hanno accolto e custodiscono, di un ragazzo che sotto la loro guida cresce e diventa adulto. L'affetto paterno di Giuseppe, allora, e la tenerezza materna di Maria per quel figlio si mescolano e si confondono con lo stupore, la gratitudine e l'adorazione della creatura verso il proprio Creatore, che è arrivato al punto di convivere gomito a gomito con loro, al punto di aver bisogno di tutto, come ha bisogno un figlio dei suoi genitori. Tre persone unite dal legame profondissimo della fede, che è relazione profonda con Dio, e fuse insieme dall'amore. Amore che viene loro partecipato in modo invisibile ma reale da quel bambino, da quel ragazzo che è Dio con loro, il nodo vitale che li stringe e fa di Maria e di Giuseppe due persone innamorate una dell'altra e incredibilmente unite.
Questo è lo specchio su cui ogni famiglia cristiana è chiamata a guardarsi, a confrontarsi, riscoprendo continuamente ciò che essa è e ciò che deve essere: un "mistero d'amore", sul modello della famiglia divina, la Trinità. Non un amore qualunque, ma "trinitario", dove l'amore che circola al suo interno e lega i suoi membri deriva dall'amore che arde nel seno della Trinità e imita i rapporti tra le Persone divine. Sulla terra la famiglia di Nazaret ha realizzato questo modello divino in maniera perfetta.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Il bambino cresceva pieno di sapienza (Lc 2,40)
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Commenti alla Parola:
• di Luigi Vari (VP 2014)
• di Claudio Arletti (VP 2008)
• di Enzo Bianchi
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