20a domenica del T.O. (A)
Appunti per l'omelia
Il brano evangelico odierno (cf Mt 15,21-28) presenta Gesù che, durante la sua predicazione itinerante, esce dai confini della sua terra e si dirige «verso la zona di Tiro e di Sidone», città poste a nord della Palestina che simboleggiano spesso nella Bibbia i popoli pagani. Lo sconfinamento di Gesù in territorio pagano prefigura e quasi anticipa la missione universale che il Risorto affiderà ai discepoli (cf Mt 28,16-20). L'evangelista è interessato a narrare l'incontro, in zona pagana, di una «donna cananea» con Gesù. Indugia sulle diverse fasi di un dialogo prolungato attraverso il quale essa raggiunge una relazione così profonda con Gesù, al punto che egli non nasconde il proprio stupore, la propria emozione e fa quanto lei chiede. È una donna angustiata da un profondo disagio familiare, dal male che affligge la figlioletta.
La donna, che senz'altro ha sentito parlare di Gesù e ha capito che soltanto lui può risolvere il suo problema, considera questo incontro la grande occasione della sua vita. Non ricorre a qualche pratica della sua religione, ma cerca il rapporto personale con Gesù. Lo invoca a distanza, gridando: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide!».
La reazione di Gesù è sconcertante: «Ma egli non le rivolse neppure una parola». Questo atteggiamento di freddezza e di rifiuto viene ribadito e motivato dalla risposta che dà al tentativo di intercessione da parte dei discepoli: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa di Israele». La missione storica di Gesù ha come destinatario il popolo di Dio, Israele che, come un gregge disperso, cerca con tutte le forze di radunare e trasformare in una famiglia fedele al suo Dio. Anche ai discepoli Gesù aveva dato la stessa consegna: «Non andate tra i pagani... rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa di Israele» (Mt 10,5-6). Gesù è fedele a questa delimitazione della sua missione storica. Di conseguenza la donna pagana sembra rimanere esclusa dal raggio dell'attività salvifica di Gesù. Ma essa non si arrende: «Si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: Signore, aiutami!».
Ne segue un dialogo serrato, dove emerge la peculiarità del popolo d'Israele. E la donna pagana riconosce il privilegio di Israele. Sa però che la salvezza, offerta da Dio attraverso Gesù e presente in Gesù, è una mensa talmente ricca e sovrabbondante che ce n'è anche per i pagani. Sa che la misericordia di Dio, quale si manifesta in Gesù, è così traboccante e illimitata da non trascurare il bisogno di una povera pagana. Riconosce, in definitiva, che la salvezza, di cui tutti gli uomini hanno bisogno, si trova in Gesù soltanto ed egli la porta agli ebrei, ma anche ai pagani. Questa donna si rivela un tale capolavoro di umiltà e di fede da strappare l'ammirazione di Gesù, che le concede quanto desidera.
«Grande è la tua fede!». Una fede che nessun ostacolo ha potuto fermare o incrinare.
Gesù è profondamente sorpreso, come era rimasto stupito davanti alla fede di un altro pagano, il centurione romano che gli chiedeva la guarigione del suo servitore.
La fede vera, genuina, Gesù la trova non tra i "credenti" e praticanti del suo popolo. La trova invece in persone che non appartengono ufficialmente al suo popolo, ma sono capaci, per grazia di Dio, di realizzare un rapporto profondo e personale con lui.
Riconoscendo la fede della donna pagana e guarendo la sua figlia, Gesù l'accoglie già nella comunità messianica, dove l'appartenenza a Cristo, a Dio, non si fonda sull'identità razziale o culturale, ma unicamente sulla fede.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Donna, grande è la tua fede! (Mt 15,28)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)
Commenti alla Parola:
• di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
• di Marinella Perroni (VP 2011)
• di Enzo Bianchi
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