Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


venerdì 7 giugno 2013

Dio che ci visita


10a domenica del T.O. (C)

Appunti per l'omelia

«Un grande profeta è sorto tra noi, Dio ha visitato il suo popolo» (Lc 7,16). È la reazione piena di stupore e di timore della folla di fronte al miracolo di Gesù che ridona vivo alla madre, rimasta vedova, l'unico figlio mentre lo porta alla sepoltura, alle porte della cittadina di Nain.
Il dolore umano non lascia indifferente Gesù. Egli ne fa esperienza ed è venuto a sanare le nostre ferite. Egli vede la scena e ne resta turbato, patisce insieme, condivide il dolore e compie il miracolo. Il pianto umano giunge fino al cuore di Dio e diventa preghiera.
La «grande compassione» di Dio per la sua creatura è resa manifesta da Gesù, che per primo si avvicina alla madre consolandola: «Non piangere!». È il gesto di Gesù che sa "farsi prossimo", indicando nel contempo il modo con cui anche i discepoli, chiamati a continuare la sua opera, devono manifestare la presenza di Dio che "visita" il suo popolo. È un visitare di Dio che si fa amore concreto. Non sono solo parole consolatorie, ma l'azione porta con sé una vita rinnovata. Se il riportare in vita un morto è il segno della presenza del Dio della vita, che la risurrezione di Gesù è l'atto archetipo di ogni risurrezione, allora possiamo sperimentare nella gioia la verità delle parole di Giovanni: «Siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. » (1Gv 3,14).
Alla "grande compassione di Gesù" è seguito il gesto di ridare la vita ad un fanciullo morto. È la dimostrazione che le sue parole producono l'effetto per cui sono pronunciate, perché sono parole di Dio.
Non è come per noi che possiamo pronunciare parole, anche consolatorie, ma non sempre è assicurato l'effetto per cui sono pronunciate. È emblematico a questo proposito l'episodio di Gesù quando, per dimostrare che è in grado di perdonare anche i peccati, risana lo storpio: «Che cosa è più facile: dire "Ti sono perdonati i tuoi peccati", oppure dire "Àlzati e cammina"?» (Lc 5,23).
Gesù ha dato a noi la responsabilità di essere profeti che rendono presente l'azione di Dio che è misericordia.
Se le nostre chiese si svuotano e le folle cercano altri profeti, non è forse anche perché alle nostre parole non seguono sempre quei fatti concreti che ridonano la fiducia e rianimano la speranza? E la "carità" delle nostre parrocchie è fare esperienza che Dio ha veramente visitato il suo popolo, oppure è solo distribuzione di viveri e vestiario?
Ci sono di luce e di sprone le parole di Papa Francesco: «[In Gesù è] Dio che si fa vicino per amore, cammina con il suo popolo e questo camminare arriva ad un punto che è inimmaginabile. Mai si può pensare che lo stesso Signore si fa uno di noi e cammina con noi, rimane con noi, rimane nella sua Chiesa, rimane nell'Eucaristia, rimane nella sua Parola, rimane nei poveri, rimane con noi camminando. E questa è vicinanza: il pastore vicino al suo gregge, vicino alle sue pecorelle, che conosce una ad una… Il Signore ci ama con tenerezza. Non ci ama con le parole. Lui si avvicina e ci dà quell'amore con tenerezza. Vicinanza e tenerezza! Queste due maniere dell'amore del Signore che si fa vicino e dà tutto il suo amore con le cose anche più piccole: con la tenerezza. E questo è un amore forte, perché vicinanza e tenerezza ci fanno vedere la fortezza dell'amore di Dio» (omelia a Santa Marta, 7/06/2013).



-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Ragazzo, dico a te, alzati! (Lc 7,14)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2013)
  di Enzo Bianchi


Nessun commento:

Posta un commento