"Rilettura", alla fine del mese, della Parola di Vita di febbraio.
«Cerca e persegui la pace» (Sal 34,15).
Cercare e perseguire la pace. I conflitti iniziano dalle differenze. Se vediamo le differenze come arricchimento reciproco le trasformeremo in occasioni di dialogo, che non è dibattito sulle idee, ma un saper ascoltare e rispettare. Lo spazio di cui l'altro ha bisogno per esprimersi è dentro di me. E questo dipende dalla mia disponibilità con un ascolto profondo e totale. Ciò è possibile se ho la pace dentro di me, se ho già la pace nel mio cuore.
Per accogliere l'altro devo aprire il cuore e svuotarlo di tutti i miei concetti e di tutti i miei pregiudizi, in modo che l'altro trovi in me un cuore che ama, che si "svuota" per riempirsi di lui, accettandolo così com'è. Quando non siamo in grado di accettare l'altro perché diverso da noi, il limite è dentro di noi, non nell'altro, perché siamo in grado di accettare solo chi è uguale a noi o chi ci fa comodo. Aprire il cuore significa allargare gli orizzonti e accogliere ognuno con le sue particolarità. Quanto monotono sarebbe il mondo se fossimo tutti uguali!
Solo così potremmo essere costruttori di fraternità, costruendo ponti e non barriere. Ci sono diversi fossati che possono separarci gli uni dagli altri, come l'indifferenza, l'odio, il rancore, l'incomprensione. L'amore è in grado di superare questi fossati e costruire ponti di fraternità fra noi. Nel proporci come promotori di fraternità, sottolineiamo solo ciò che ci unisce, cercando di scoprire il positivo che c'è nell'altro e ci uniamo a tutti coloro che vogliono un mondo più unito. Forse non potremmo far tacere tutte le armi che insanguinano tante regioni della terra, ma possiamo agire in prima persona a ridare vita a rapporti feriti in famiglia, nella nostra comunità cristiana, sul luogo di lavoro, nel tessuto della nostra città.
Per avere la pace nel mondo bisogna essere in pace con Dio e, di conseguenza, con noi stessi e tra di noi. È più facile, infatti, vivere in pace con tutti se siamo in pace con noi stessi, perché la pace nasce prima di tutto nel nostro cuore. Il seme della vera pace ha la sua radice in Dio: è Lui che la semina nel nostro cuore e la fa germogliare.
Costruiamo, poi, la pace quando amiamo il nostro prossimo come noi stessi. Come cristiani, per il battesimo, siamo già in rapporto intimo con Gesù: è Lui il Dio vicino, che ci ha promesso la pace; è Lui la pace.
Nel vivere così scopriamo la natura come un dono d'amore. E nel contemplare la natura non sempre ci ricordiamo di ringraziare Dio: ringraziare per l'amore che pervade tutto il creato. L'amore di Dio è in ogni cosa, in ogni creatura. Se si scopre che tutto il creato è dono del Padre che ci vuole bene, sarà molto più facile trovare un rapporto armonioso con la natura.
Siamo chiamati allora a custodire la natura con riconoscenza. Infatti, la vocazione del custodire riguarda tutti, credenti e non. È il custodire l'intero creato, è l'avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l'ambiente in cui viviamo. Noi, esseri umani, siamo parte della natura. Il nostro ruolo è di proteggerla, preservarla, avere una relazione sana e sostenibile con lei. Quando per gratitudine e riconoscenza ci prendiamo cura della natura, lei risponde con più generosità. Pertanto, se l'uomo non è in pace con Dio, la terra stessa non è il pace. Le persone religiose avvertono la "sofferenza" della terra quando l'uomo non l'ha usata secondo il piano di Dio, ma solo per egoismo, per un desiderio insaziabile di possesso.
La pace si persegue nel ravvivare i rapporti. E come in un caminetto acceso dove occorre di tanto in tanto scuotere la brace perché la cenere non la copra, così è necessario ravvivare il proposito di amarci con un amore rinnovato. L'impegno forte ed esigente è cercare di vederci ogni giorno come fossimo nuovi, non ricordandoci affatto delle offese ricevute, ma comprendendo tutto con un'amnistia completa del nostro cuore, ad imitazione di Dio che perdona e dimentica.
È così che conquisteremo la pace: con l'amore. Quando amiamo, conquistiamo la pace doppiamente: la pace con le persone e la pace interiore. Non è una sensazione di pace. È molto di più. È quando eliminiamo sentimenti negativi del nostro cuore, sostituendoli con mitezza, pazienza, comprensione, misericordia. È quando sostituiamo il risentimento con l'amore, prendendo l'iniziativa di perdonare e di chiedere perdono. Quando amiamo, lo Spirito di Dio è in noi, il Consolatore che ci aiuta a condividere con gli altri i frutti della pace di Dio che abbiamo sperimentato. Egli ci indicherà la strada per amare le persone che abbiamo intorno, evitando contese, giudizi superficiali e maldicenze, per aprire il cuore all'accoglienza dell'altro.
Coloro che amano rigettano ogni tipo di violenza.
Nessun commento:
Posta un commento