14a domenica del T.O. (B)
Appunti per l'omelia
Spesso, nel vangelo di Marco, troviamo episodi di incomprensione e di ostilità nei confronti di Gesù da parte delle più diverse categorie di persone: dalla classe dirigente a quella dei parenti stessi e dei suoi concittadini, come narrato appunto nel brano evangelico proposto per questa domenica.
È una esperienza ricorrente constatare che quando Dio si impegna intensamente in favore degli uomini, questi danno una risposta fallimentare e deludente. Così, dall'atteggiamento emotivo di Gesù possiamo intravedere la reazione di Dio che non rimane indifferente alla risposta degli uomini: "E si meravigliava della loro incredulità" (Mc 6,6).
Quanto è difficile capire che sia Gesù! Chi entra in contatto con Lui sente affiorare inevitabilmente la domanda sulla sua identità. E le risposte sono spesso affrettate e condizionate da una quotidianità che non ci fa alzare lo sguardo verso orizzonti più alti. Ci è difficile cogliere la presenza di Dio nella nostra vita di ogni giorno, soprattutto nei limiti della nostra esistenza umana.
Così è successo a Gesù: sanno che è il figlio del carpentiere, conoscono la madre e i suoi parenti…; è uno di loro, cresciuto in mezzo a loro… di una insignificante famiglia del villaggio…
Dal primo stupore per le parole pronunciate nella sinagoga, allo scetticismo incredulo: "era per loro motivo di scandalo" (Mc 6,3). La radice di tale incredulità è proprio l'incapacità di riconoscere la presenza e l'azione di Dio in ciò che è umile e quotidiano. Lo scandalo, l'ostacolo a credere deriva dal fatto che Gesù non risponde alla loro immagine di Dio. Qual è quel Dio che si manifesta a noi nell'umiltà della condizione umana, nell'abbassamento più totale, nell'essere uno di noi, se non quel Dio che è Amore e perché tale non può che abbassarsi per potersi manifestare?
Lo scandalo dell'Incarnazione ed ancora di più quello della Croce ci mettono di fronte a Colui che, per amore, per portarci nel Suo Cielo, è sceso sulla nostra Terra, uno di noi, uomo come noi… Solo la fede può produrre il miracolo di un incontro profondo, intimo, con Dio. Per questo Gesù fece pochi miracoli tra i suoi, perché il miracolo è sempre una risposta della fede e si può leggere soltanto alla luce della fede. E solo alcuni pochi ne fanno esperienza…
Così succede anche nelle nostre comunità cristiane e nella nostra vita personale: se Gesù può fare solo pochi miracoli (quei miracoli che possono far rifiorire le nostre comunità stanche e rinnovare le nostre persone), non è forse perché ci siamo lasciati giocare dalla falsa presunzione di avere familiarità con Gesù, di sapere tutto di Lui, incapaci di superare i nostri schemi ed essere più attenti alle sorprese di Dio?
È inquietante l'affermazione: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti ed in casa sua" (Mc 6,4).
E noi?
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Si meravigliava della loro incredulità (Mc 6,6)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)
Commenti alla Parola:
• di Marinella Perroni (VP 2012)
• di Claudio Arletti (VP 2009)
• di Enzo Bianchi
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