Ho incontrato persone, impegnate nell'animazione della vita parrocchiale, che si lamentano della poca rispondenza ai loro sforzi. E ho notato che una sorta di stanchezza e di sfiducia serpeggia nell'animo di queste persone che, nonostante la buona volontà nell'animare le varie attività, non si sentono soddisfatte dei risultati, soprattutto della rispondenza della gente.
Ci si interroga sul perché di questo stato d'animo… Ci si incontra e ci si scambia pensieri su possibili vie d'uscita…
Alla fine si capisce che ogni sforzo profuso per l'evangelizzazione non porta frutto se non è motivato da una profonda interiorità e ancorato in un rapporto personale con Dio. Non possiamo essere suoi testimoni credibili, se la nostra vita non è totalmente presa da Lui ed il nostro "servizio" non è un puro "darsi da fare", anche per un nobile scopo. Solo così la comunità diventa "luogo" dell'incontro con Dio, "nuovo" tempio della sua manifestazione.
Ne ho trovato conferma nel commento che Claudio Arletti ha fatto al vangelo di domenica scorsa (cf. Gv 14,23-29), dal titolo: Il Figlio si manifesta"'dentro" il cuore.
Riporto alcuni passi:
«Perché il Dio di Gesù rimane un Dio minoritario, fuori dalle cronache, difficile a conoscersi, quasi un Dio di pochi, di un gruppetto? In altre parole, perché il gregge di Cristo è sempre un "piccolo" gregge? Il messaggio evangelico così rispondente alle attese e alle nostalgie di ogni uomo non dovrebbe far breccia in tutti i cuori? (…) Più che mai i tempi che viviamo suscitano interrogativi analoghi. (…) È una scelta di Dio percorrere la via della minorità o forse il seme della Parola non è per tutti i terreni e rimarrà sempre e solo fecondo per qualche isolato lembo di terra? (…)
Chi ama il Figlio custodisce la sua Parola, come un uomo difende all'interno della propria casa i suoi oggetti più preziosi. La Parola viene a collocarsi al centro della vita, perché è al centro del cuore, nei recessi intimi della coscienza e del pensiero. Il Padre amerà colui che realizza tale custodia fino al punto di venire a lui, assieme al Figlio e allo Spirito, fino al punto da prendere dimora presso di lui. (…) Ma qui l'appello è assolutamente al singolare. Non si parla di comunità o assemblea. Tutto è giocato, diremmo, a tu per tu come se il fattore numerico fosse irrilevante. La manifestazione non è al mondo e neppure ai discepoli se non avviene nel profondo del cuore umano. (…)
Il cammino dell'interiorità è significato splendidamente dall'effusione dello Spirito. Il Padre manderà il Paraclito nel nome del Figlio perché l'interiorizzazione del Maestro e del Padre cui appartengono le parole del Maestro sia effettiva. (…) Si tratta di comprendere cosa significhi intimità con Dio, reale esperienza di Lui. (…)
Il Figlio allora non si manifesta al mondo attraverso segni a effetto, solo miracolistici. Il Figlio si manifesta al mondo grazie alla testimonianza anche di un solo uomo in cui il Cristo viva davvero. (…)».
E se in più persone vive Cristo, allora la comunità, i cui membri sono "legati" dall'unico amore, esprimerà questa inabitazione della Trinità nel cuore umano, divenendone quasi l'altoparlante.
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