Mi ha fatto riflettere un intervento dell'amico diacono Vincenzo, sul suo blog, che commentava l'omelia che il Papa ha pronunciato il giorno di Pentecoste. Ho lasciato un commento che trascrivo: «Riporto questa frase del Papa: "La concordia dei discepoli è la condizione perché venga lo Spirito Santo; e presupposto della concordia è la preghiera". Cosa possono fare i diaconi? Personalmente (ce lo siamo detto tante volte) sono convinto che se i diaconi sono "se stessi" in seno alla comunità (cioè "anima" di quella diaconìa che fa viva la vita di una comunità ecclesiale e parrocchiale, perché vivono e fanno vivere di quella carità che porta all'unità, animata e sostenuta dalla Parola e da un profondo rapporto con Dio), allora non è una utopia purificare quell'aria che ammorba la vita di relazione che ci circonda. È un lavoro che, se si vuole che non sia sterile, non deve essere fatto da soli, ma in comunione: è il "corpo" che vive, perché è chiesa».
Comunione tra fratelli e preghiera. Con altre parole si potrebbe anche paragonare questa dinamica all'essere uniti come tralci alla vite, per portare frutto, "molto frutto" (cfr. Gv 15,1 e seg.).
Lo Spirito Santo opera e i suoi frutti si vedono se c'è questa vita di comunione, che è, in altre parole, fare esperienza del Risorto vivo e operante in mezzo ai suoi.
La visibilità di cui parla il vangelo è che "vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre…" (Mt 5,16). La visibilità che porta alla glorificazione del Padre è il Cristo Risorto che il mondo vede, oggi: queste sono le nostre "opere buone", Lui presente in mezzo a noi…
La comunità diventa così "luogo" di irradiazione e i frutti, i "molti frutti" si potranno cogliere, a gloria di Dio.
C'è una condizione: essere uniti a Cristo, come tralci alla vite, "perché senza di Lui, non possiamo far nulla" (cfr. Gv 15,5).
Questo è l'antidoto al veleno che ammorba l'aria che respiriamo, nei nostri rapporti, nella società che ci circonda, nella mancata fraternità che vogliamo costruire.
Questa è la diaconia che siamo chiamati a vivere nella vita di ogni giorno.
Il nostro impegno civico è proprio questo: collaborare, nel nostro quotidiano, a questa fraternità che deve esprimersi poi anche nella nostra vita pubblica, nella coscienza di essere costruttori consapevoli del bene comune.
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