Parola da vivere
Noi siamo argilla
e tu colui che ci dà forma (Is 64,7)
Nella vita civile, oggi, non c'è nulla ad indicarci l'Avvento che inizia; tempo di vigilanza, di conversione, di deserto, per leggere con occhi nuovi i segni dei tempi.
La celebrazione liturgica, ne offre i segni: il colore di penitenza, l'austerità della celebrazione, ma soprattutto la Parola di Dio che viene incontro alla nostra ricerca di Qualcuno che aiuti a ritrovare il senso della vita. Forse Dio lo sentiamo come quel padrone che è andato lontano, senza fissare il suo ritorno per i servi.
"Vigilate!" ci dice Gesù.
Ecco l'Avvento: entrare in un deserto interiore per riconoscere che ci sentiamo come un panno immondo, come foglie avvizzite portate via dal vento. Il nostro cuore si è indurito, ha bisogno di tenerezza, di compassione, di una scossa d'amore. Isaia sarà il nostro compagno di viaggio, insieme a Giovanni Battista e a Maria, la piena di grazia, cioè di Dio.
Preghiamo sommessamente e ripetutamente nel deserto del nostro cuore: "Signore, tu sei nostro Padre, noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma".
Riconoscerci argilla è la nostra parte, l'altra la farà il divino vasaio.
Testimonianza di Parola vissuta
Sono una giovane ucraina di 36 anni. Sono arrivata in Italia con l'inganno, la promessa di un lavoro onesto. Lascio immaginare ciò che mi sono vista costretta a fare, subendo violenze fisiche e psicologiche. Ma il desiderio di vivere era molto più forte di tutto questo. I primi anni mi sono sentita abbandonata da tutti, avevo bisogno di aiuto ma non sapevo dove cercarlo. Con la speranza nel cuore e tante preghiere mi sono rivolta al nostro Padre.
Ora posso dire che da quel momento è cominciato lentamente, ma costante il mio cambiamento interiore e poi anche quello esteriore. Voglio sottolineare che tutto è avvenuto grazie alle persone che il Signore ha messo sulla mia strada.
Nel mio Paese, fino a non molto tempo fa, c'era il comunismo; credere e frequentare la Chiesa era proibito; io comunque sono stata battezzata di nascosto e un'idea di Dio ce l'avevo: un signore con la barba lunga e bianca, con un bastone con cui castiga quelli che sbagliavano. Nonostante la mia tanta paura di essere castigata per gli sbagli che avevo fatto, sono arrivata al punto di chiedergli, gridando, il suo aiuto. Me lo ha dato. Sono stata accolta dalla Caritas dove ho trovato sostegno affettivo, morale e materiale. Una persona a me molto cara mi ha fatto vedere come veramente Dio. Quando ero disperata, mi raccontava la parabola del figlio prodigo. Con il suo aiuto ho scoperto un Dio pieno di amore e misericordioso.
Questa scoperta ha fatto nascere in me il desiderio di confessare tutto il mio passato e mettermi nel sue mani. Sono passati anni da quel giorno. Ora sono tutto diversa fuori e dentro, ho raggiunto alcune mete importanti: ho riavuto mia figlia e mio fratello, ho fatto un corso di qualifica che mi ha portato ad avere un lavoro sicuro. Frequento una scuola per avere maturità. Ma soprattutto so chi sono e di chi, ho imparato ad affrontare i problemi quotidiani, ho la forza di andare avanti; perché ora so che c'è Qualcuno che mi ama sempre nonostante gli sbagli.
(A. M.)
(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)
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