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venerdì 21 settembre 2012

Essere primo, essere ultimo

25a domenica del T. O. (B)

Appunti per l'omelia

Il testo evangelico di questa domenica ci mostra Gesù in viaggio verso Gerusalemme, in compagnia dei discepoli. Essi rappresentano la comunità di Gesù, sono la Chiesa nel suo nucleo primordiale. Dove c'è Gesù non possono mancare i discepoli; dove sono i discepoli, lì è presente Gesù, inseparabilmente. Gesù non sta senza discepoli né i discepoli senza di Lui. Per questo il Maestro è tutto intento a formare la comunità dei discepoli.
Il contenuto dell'insegnamento che il testo di oggi riporta è un evento tragico, ma che avrà un esito straordinario: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà» (Mc 9,31). Gesù vuole educare i discepoli ad accettare la sua identità di Messia sofferente, che non salva con il potere e con il successo, ma con l'amore ostinato e fedele fino al dono di sé nella morte. I discepoli non capiscono, meglio non vogliono capire, hanno "timore di chiedere spiegazioni".
Ma la spiegazioni di Gesù è sorprendente: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Mc 9,35). Sì, perché in precedenza i discepoli avevano discusso chi di loro fosse il più grande!
Ma il "primo sarà l'ultimo, il servitore di tutti", sull'esempio del Maestro. Il servo (il "diacono") di per sé indica colui che serve a tavola. Esprime un servizio concreto. È uno che opera in favore degli altri, che non considera come oggetti o strumenti per raggiungere i propri intenti. È uno che non si serve degli altri, ma si mette a loro disposizione, al loro servizio. Il servo, il diacono, esiste ed agisce per gli altri!
Questo è il progetto di Chiesa che Gesù ha sognato, la fisionomia profonda che deve avere la sua comunità. Di fronte allo spettacolo di gente che nella società dà la scalata al potere ed al successo - senza risparmio di colpi -, i discepoli avranno uno stile di rapporti radicalmente diversi.
Utopia? Non di meno è quanto Gesù ha chiesto e per questo "sogno" ha dato la vita!
Anzi, Gesù rafforza la sua dichiarazione con un gesto simbolico molto eloquente: «Preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: "Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me… e colui che mi ha mandato"» (Mc 9,36-37).
Gesù si identifica così con chi è senza prestigio, debole, indifeso, con il bambino che è simbolo di chi non conta, non produce e per di più alle volte disturba…
Questo è il Suo e nostro "amore preferenziale", modello di chi "vuole essere primo"!



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Se uno vuol essere il primo sia il servo di tutti (Mc 9,35)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi


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