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venerdì 28 settembre 2012

Apertura e capacità di dialogo

26a domenica del T. O. (B)

Appunti per l'omelia

L'intento di Gesù a formare la comunità dei suoi discepoli è descritto, nel brano evangelico di questa domenica, dall'evangelista Marco che ci mostra altri aspetti qualificanti della figura del discepolo e lo stile di vita della comunità cristiana. L'appartenenza dei discepoli al Maestro, e di questi ai suoi, non è un pretesto per rivendicare alcun monopolio.
È il caso di un "esorcista" che scaccia i demoni nel nome di Gesù, pur non essendo del gruppo dei discepoli. L'atteggiamento dell'apostolo Giovanni di rimostranza, pur nella buona fede, rivela un modo non evangelico di considerare il proprio gruppo, la presunzione, cioè, che il proprio gruppo, essendo legato a Gesù, abbia una relazione esclusiva con Lui a tal punto che il suo potere deve passare soltanto attraverso di loro, che hanno il diritto di disporne. Tentazione di grande attualità, quando si ritiene il proprio "recinto" unico, senza possibilità che altrove ci sia qualche possibilità valida.
Ma Gesù ci invita ad essere "tolleranti": «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi, è per noi» (Mc 9,39-40).
Gesù ci vuole educare a riconoscere ed apprezzare il bene dovunque e da chiunque sia compiuto, anche se chi lo fa non condivide il nostro cammino di fede e non ha le nostre medesime convinzioni. Ci esorta ad abbattere gli steccati, ad aprire il cuore ad ogni uomo che, anche senza appartenere alla comunità cristiana, può ugualmente compiere azioni buone.
Questa apertura di orizzonti e capacità di dialogo salvaguarda l'identità della comunità dei discepoli, tanto che Gesù può affermare che anche un bicchiere d'acqua offerto ai suoi discepoli è offerto a Lui stesso (cf Mc 9,41).
Un pericolo mortale però contro cui mobilitarsi e vigilare senza sosta è lo "scandalo", la possibilità cioè di inciampare e far inciampare, soprattutto i "piccoli", che non sono solo quelli anagraficamente tali, ma i poveri, i deboli sotto ogni profilo, soprattutto nella fede. Perciò chi attenta alla fede di uno solo di questi piccoli merita la punizione più grave!
Molteplici sono gli scandali, anche dei cristiani, sia a livello privato che pubblico, ed anche planetario, ingigantiti dai mezzi di comunicazione. E che dire poi dello scandalo della ricchezza, dell'ingiusta distribuzione dei beni, con la massa dei poveri relegati sotto il livello di sopravvivenza, come san Giacomo evidenzia nella sua lettera? (cf Gc 5,1-6).
La cura che Gesù propone, con un linguaggio figurato, ma singolarmente duro, è la risolutezza per una "chirurgia" spirituale, per "tagliare" impietosamente e con coraggio tutto quello che ci impedisce di vivere un comunione vera con Dio e con i fratelli, per un amore genuino alla vita, quella vera, ed un autentico rispetto e amore per la persona.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso (Mc 8,34)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi


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