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venerdì 10 agosto 2012

La Parola e il Pane della vita


19a domenica del T. O. (B)

Appunti per l'omelia

Di fronte all'affermazione di Gesù: "Io sono il pane disceso dal cielo" (Gv 6,41), la reazione dei Giudei è immediata e, si potrebbe dire, prevedibile: "Non è costui il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dire: Sono disceso dal cielo?" (Gv 6,42). Già a Nazaret aveva trovato resistenza tra i suoi concittadini (cf Mc 6,1-6) a causa della sua "origine": è lo scandalo dell'Incarnazione! Non si accetta che Dio ami talmente gli uomini da perdersi tra di loro, diventando Lui stesso uno di loro: è intollerabile per l'uomo che Dio arrivi a tanto… E la reazione è quella di "mormorare contro Gesù". Ma Gesù, esortandoli a non mormorare, dichiara che credere in Lui non è un atto semplice e scontato, ma è un avvenimento decisivo nella storia della persona; un avvenimento che reclama l'intervento del Padre, che con un'azione misteriosa lo "attrae" e lo mette in contatto con Gesù. Il Padre non rivela se stesso se non attraverso Gesù, non dialoga intimamente con l'uomo se non attraverso Gesù. La parola di Gesù che risuona esteriormente è la parola del Padre che risuona dentro il cuore. Mentre ascolto Gesù, ascolto il Padre, perché solo Gesù "ha visto il Padre" e comunica questa intimità a chi crede, rimanendo così l'unico mediatore della nostra relazione con Dio.
Solo così possiamo comprendere la realtà di quel "pane disceso dal cielo", di quel pane proveniente da Dio, dono di Dio, che è Gesù stesso.
Il "pane della vita" va mangiato; le parole di Gesù e la sua rivelazione vanno accolte e interiorizzate. "Mangiare" è assimilare; è penetrazione intima di assimilazione delle parole di Gesù, di Gesù stesso, della sua persona.
La parola di Gesù si "mangia" attraverso la fede, ottenendo così la vita. Ma è necessario che questa assimilazione con la Persona del Verbo fatto carne avvenga anche attraverso le specie del pane e del vino, perché la Parola e il Sacramento sono inseparabili.
Vale anche per noi il rimprovero che sant'Agostino rivolgeva ai suoi cristiani, perché nel ricevere in mano il pane eucaristico facevano attenzione che nessuna briciola cadesse per terra, ma non ponevano la stessa cura per non perdere nessuna della parole di Dio che ascoltavano.


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Io sono il pane della vita (Gv 6,48)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)

Commenti alla Parola:
di Marinella Perroni (VP 2012)
di Claudio Arletti (VP 2009)
di Enzo Bianchi



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