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venerdì 3 settembre 2010

Scelta radicale

5 settembre 2010 – 23a domenica del Tempo Ordinario (C)

Parola da vivere

Chiunque non rinuncia a tutti i suoi averi,
non può essere mio discepolo
(Lc 14,33)


Dopo averci fatto riflettere e decidere sulla proposta evangelica del primo/ultimo, oggi la liturgia della Parola ci invita ad una scelta radicale per Gesù. La scelta di fede si fa concreta nell'aderire pienamente alla persona di Cristo: questa radicalità è espressa dal vangelo di oggi come invito alla rinuncia al mondo. Non è un invito a fuggire dal mondo, ma ad assumere ogni realtà umana per orientarla completamente a Cristo. La rinuncia che Gesù chiede è motivata dall'amore per Lui. E solo se è dettata dall'amore non indurisce verso gli altri. L'unica ricchezza del discepolo è la sua povertà. Ciò che deve avere è avere nulla. Questo ci rende simili a Lui, il servo di tutti. La povertà è il volto concreto dell'amore: chi ama dà tutto quello che ha. È la condizione per seguire Gesù.
Le esigenze proposte da Gesù a chi vuoi essere cristiano sono: staccarsi da ogni affetto e appoggio di chi ci è caro; amare ciò che è odioso al mondo per andare dietro a Gesù; valutare prudentemente per non restare a metà dell'impresa o venire sconfitto; trovare la propria forza nel perdere tutto. In fondo Dio ci propone di amarlo di un amore esclusivo, totalitario, che prende ogni fibra del nostro essere. Vuole che lo amiamo con tutto l'affetto del cuore, con l'adesione sincera e convinta alla sua parola, col mettere a servizio corpo ed energie, doti e fantasia che lui ci ha donato. Perché Lui sia l'unico amore, che pervade tutto e tutto trasforma.


Testimonianza di Parola vissuta


In questi ultimi tre anni abbiamo avuto problemi economici crescenti, dovuti alla recente recessione del nostro paese. Per me è stata una vera prova del fuoco. Vedevo diminuire il lavoro e le entrate diventare sempre più esigue. Cominciammo a chiamare i nostri clienti, a presentare nuovi progetti con preventivi convenienti, ma non arrivavano più ordini. Che fare? In casa abbiamo ridotto sempre più le spese, cercando di vivere con meno. Imparai ad addormentarmi nonostante i debiti, a stare più con i bambini perché non pesasse loro la situazione. Ripresi a pregare, a chiedere con fede aiuto al cielo. L'economia di Dio è diversa dalla nostra. Nel vangelo dice: "Date e vi sarà dato" e noi questo l'abbiamo verificato sulla nostra pelle ogni giorno, dalle cose più piccole fino alle cose grandi. Intanto facevamo tutto il possibile, raccogliere giornali, cartoni, lattine e bottiglie di vetro da vendere; i bambini andavano a vendere sacchetti di dolci e così via. Nel nostro quartiere molte persone bussano chiedendo qualcosa e a volte abbiamo dato l'unica cosa che rimaneva. Una volta mia moglie regalò un chilo di riso e la stessa sera abbiamo ricevuto 2 chili di lenticchie… Anche i bambini hanno ricevuto vestiti e giochi. Poi un giorno ci è arrivata un'auto, lasciata davanti alla porta della nostra casa da una vicina che ci ha detto: "Disponetene, ce la pagherete quando potrete". Così, in macchina, abbiamo potuto portare la nostra terza figlia, nata con la sindrome di Down, a fare le cure necessarie.

(M.T., Cile)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, come proposto in parrocchia)
(vedi Commento alla Parola di Claudio Arletti)



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