"Mio cibo è fare la volontà del Padre…". Pensando a queste parole di Gesù od ad altre simili viene da chiedermi quanto distante da questo modello sia il mio, il nostro, "fare" la volontà di Dio.
Ho sperimentato che per "fare" veramente la volontà di Dio, non servono tante cose né farsi tanti problemi: occorre solamente avere un rapporto filiale, vero, profondo con Lui che ci è Padre. Allora tutto è fatto, tutto è più semplice, tutto è possibile.
Se non è così, corro il rischio di fare sì il mio dovere, di adempiere sì ai comandi di Dio, ma senza anima… Corro il rischio di rimanere con l'animo turbato, perché debbo eseguire la volontà di un altro, che magari mi rappresenta Dio, o di accettare situazioni particolari, anche dolorose, che le circostanze mi pongono e non avere la pace nell'anima.
Ma se la mia vita è un continuo "essere in Dio", con tutti i limiti umani, ed un continuo "colloquiare con Lui", magari servendo un prossimo o facendo il mio lavoro quotidiano, allora fare la Sua volontà è parte costitutiva di me, della mia persona, della mia dimensione umana… È il modo unico per realizzarmi veramente come persona.
Ogni paura irrazionale scompare e, pur nella sofferenza che certe situazioni comportano, riesco ad affidarmi a Colui che si fida sempre di me.
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